- Nel 2023, l’export agroalimentare italiano ha toccato un nuovo record, superando i 62 miliardi di euro (+6% rispetto al 2022)
- Tra i top exporter agroalimentari mondiali, solo la Germania ha fatto leggermente meglio (+6,2%). In calo Francia (-3%) e Stati Uniti (-12%).
- Tra i mercati emergenti, cresce l’export in Brasile (+22%), dove l’Italia è leader nelle esportazioni di pasta, derivati del pomodoro e prodotti da forno.
- Per 6 consumatori brasiliani su 10, i prodotti alimentari stranieri di miglior qualità sono italiani.
Bologna, 23 aprile 2024 – In uno scenario globale dominato da incertezze e tensioni geopolitiche, l’export agroalimentare italiano riesce a ritoccare verso l’alto il proprio record, superando i 62 miliardi di euro, evidenziando una tra le performance migliori tra i top exporter mondiali (+6%, superati solo dalla Germania che ha fatto leggermente meglio, mettendo a segno un +6,2%, mentre Francia, Cina e Stati Uniti hanno chiuso l’anno in negativo).
La crescita dell’agroalimentare Made in Italy sui mercati esteri è stata trainata da conserve vegetali (+13%), formaggi (+12%), ortofrutta (+9%) e carni preparate (+8%). Crescita sotto la media, invece, per l’export di pasta (+4%), mentre risulta in calo quello di vino (-1%).
Il maggior contributo alla crescita delle nostre esportazioni è derivato dai mercati dell’Unione Europea (+9%), mentre Nord America e Asia hanno fatto segnare rispettivamente un +0,1% e un -1,1%. In deciso aumento l’export verso il Centro-Sud America (+9%), al cui interno si è distinto il Brasile con un eloquente +22%.
Sono queste le principali evidenze dello studio prodotto da Nomisma e presentato oggi in occasione dell’ VIII Forum Agrifood Monitor, organizzato in collaborazione con CRIF per comprendere opportunità di mercato e supportare le imprese nei loro percorsi di crescita.
E proprio il Brasile rappresenta il focus di approfondimento dell’ VIII edizione del Forum.
Su oltre 12 Miliardi di euro di valore di importazioni agroalimentari del Brasile, 356 Milioni di euro hanno riguardato nel 2023 prodotti italiani. Nello specifico, l’Italia rappresenta l’ottavo fornitore di questo grande mercato, preceduto dai paesi confinanti (in primis Argentina, Uruguay, Cile, Paraguay) oltre a Portogallo, Stati Uniti e Cina. Nel corso degli ultimi cinque anni, gli acquisti di food&beverage dall’Italia sono cresciuti ad un tasso medio annuo del 10%, contro una media di mercato del 5,7%.
“Il Brasile rappresenta il decimo paese al mondo per valore del Pil e il settimo per numero di abitanti con prospettive di crescita per i prossimi anni. Già da queste considerazioni si percepisce l’importanza di meglio regolamentare i rapporti commerciali che potrebbero trovare nella conclusione del negoziato Ue-Mercosur una leva strategica per rafforzare l’interscambio con le imprese europee, sulla base di standard produttivi equivalenti da un punto di vista sociale ed ambientale. Per quanto il negoziato sull’accordo di libero scambio si protragga da oltre 20 anni e sia ancora in agenda, occorrerà attendere l’insediamento della nuova Commissione Europea dopo l’estate per capire che direzione prenderà” – sottolinea Paolo De Castro, Presidente del Comitato Scientifico di Nomisma, che ha aperto i lavori del Forum.
I primi cinque prodotti italiani esportati in Brasile sono le mele (che rappresentano il 13% del valore complessivo dell’export agroalimentare italiano), la pasta (12%), il vino (10%), prodotti da forno e olio d’oliva (entrambi con un peso del 9%). Per pasta e prodotti da forno, l’Italia è leader assoluto tra i fornitori esteri mentre nel vino e nell’olio d’oliva si colloca immediatamente alle spalle di Cile e Portogallo, che detengono la quota principale (rispettivamente pari a 37% e 61%)..
“Al di là delle prospettive economiche di crescita, il Brasile esprime altri due fattori strategici che possono avvantaggiare le imprese italiane nell’export verso questo mercato. Da un lato il fatto che nel Paese sia presente la quarta comunità più popolosa di italiani residenti all’estero, dall’altro il flusso di turisti brasiliani che annualmente vengono in Italia, rappresentando il terzo paese extra europeo più importante per arrivi, dopo Stati Uniti e Cina” – ha dichiarato Denis Pantini, Responsabile Agroalimentare di Nomisma.
È infatti risaputo come la presenza di italiani all’estero e gli arrivi di turisti stranieri rappresentino due leve strategiche per lo sviluppo e l’espansione del Made in Italy agroalimentare nel mondo, oltre alla diffusione della cucina italiana. E proprio per capire quali sono le potenzialità che il Brasile offre alle imprese agroalimentari italiane, Nomisma ha realizzato una survey volta a comprendere il posizionamento dei prodotti del Made in Italy nel percepito del consumatore brasiliano.
Oltre 6 brasiliani su 10 identificano l’Italia come il Paese da cui proviene il food&beverage di maggiore qualità in assoluto. Seguono a distanza Portogallo, Stati Uniti e Francia. Il medesimo posizionamento lo si evince anche attraverso i prodotti meglio identificativi di un Paese: se per l’Italia sono vino e cibo, per la Germania è l’automotive e per la Francia la moda e gli accessori.
L’indagine sul consumatore brasiliano ha inoltre approfondito comportamenti di acquisto per tre prodotti emblematici dell’agroalimentare italiano come formaggi, olio d’oliva e vino, per i quali hanno portato il loro contributo di esperienza sul mercato brasiliano Martina Tonelli, Group Product Manager Overseas di Granarolo, Leonardo Johnson Scandola, Direttore Commerciale di Filippo Berio Salov Brasile e Melissa Tondini, Export Manager del Gruppo Frescobaldi.
“Le potenzialità per l’agroalimentare italiano in Brasile sono confermate dal 27% dei consumatori locali che ha previsto un aumento della spesa alimentare in prodotti del Belpaese nei prossimi 3 anni, a fronte di un 49% che li manterrà costanti. Un’opportunità che per essere colta richiede necessariamente una conoscenza dettagliata dei trend e del funzionamento di mercato e che Nomisma, attraverso i propri prodotti e servizi per l’internazionalizzazione – sviluppati sia in sinergia con CRIF e Cribis, sia attraverso partnership con esperti e consulenti che operano in loco – è in grado di fornire alle imprese del food&beverage” – ha evidenziato Mattia Barchetti, Head of Market Intelligence di Nomisma.