Bologna, 15 giugno 2021 – È stato presentato oggi il nuovo progetto “Acca2Bo” in occasione dell’evento online “Contratto di territorio sull’Acqua. Impatti climatici e azioni comuni nell’area metropolitana di Bologna”. L’iniziativa ha visto la presentazione dello studio di Nomisma in collaborazione con il Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici dal titolo “Scenari climatici e investimenti idrici nell’area metropolitana di Bologna” realizzato per Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po-Ministero Transizione Ecologica, Consorzio della Bonifica Renana, Hera e Canali di Bologna.
Lo studio ha mostrato le prime evidenze degli impatti dei cambiamenti climatici nell’area bolognese e individuato gli investimenti infrastrutturali prioritari anche alla luce delle opportunità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Stimando gli effetti del cambiamento climatico nell’area del bacino del Reno sui due orizzonti temporali 2030 e 2050, lo studio stima un innalzamento della temperatura compreso tra 1° e 2° e un incremento medio delle precipitazioni compreso tra il 2 e il 2,5%. La maggiore fragilità climatica sarà costituita da una maggiore variabilità stagionale che porterà ad un prolungamento dei giorni consecutivi di pioggia e di siccità.
A livello globale l’aumento della temperatura media produrrebbe una crescita economica per le economie del Nord Europa, a discapito di quelle del Sud, tra cui l’Italia, la cui proiezione al 2100 vedrebbe una riduzione del PIL pro capite del 26%.
La temperatura in cui si raggiunge il picco massimo di produttività economica è intorno ai 13 gradi. Confrontando la temperatura media della città di Bologna nel periodo 1971-1980 e 2011-2018 è possibile notare come questa sia passata dai 13,6 gradi a 15,2. Per questo motivo è necessario intensificare gli sforzi per individuare e attuare rapidamente nuove ed efficaci strategie di preparazione, mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici con la finalità di individuare, finanziare e portare a realizzazione le infrastrutture idriche più urgenti in funzione delle esigenze e dei diversi territori e settori di utilizzo.
Secondo l’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po-Ministero Transizione Ecologica “il territorio del bacino del Po accoglie le aree a maggior sfruttamento antropico in Italia. Lo stato delle risorse idriche dipende in larga parte dall’uso per scopi produttivi, per i quali d’altronde la presenza della risorsa è vitale: il settore agricolo, quello industriale, energetico e quello civile generano una enorme richiesta di risorsa idrica”.
L’Emilia-Romagna è infatti la prima regione agricola per numero di “certificate food” e la sua produzione agricola rappresenta il 40% del PIL nazionale. Il territorio metropolitano della città di Bologna è molto povero di acqua di superficie durante la stagione estiva: per le esigenze irrigue la Bonifica Renana si basa, per oltre il 60%, sull’approvvigionamento idrico fornito dal fiume Po.
Nell’Area Metropolitana di Bologna (53 comuni, circa 1 milione di abitanti) sono in servizio 9.200 km di reti d’acquedotto, di cui oltre 800 nel solo Comune di Bologna. Nel triennio 2018-2020 le perdite delle reti d’acquedotto della Provincia di Bologna sono passate dal 28% circa al 26% circa, valore di gran lunga inferiore rispetto al valore medio nazionale del 47%. Le buone prestazioni di queste reti sono evidenziate ancora meglio dall’indicatore di perdite lineari – più corretto ed efficace dell’indicatore % – che nel 2020 ha raggiunto un valore inferiore a 9 mc/km/giorno, quasi un terzo del valore medio nazionale di 24 mc/km/giorno.
Nell’Area Metropolitana di Bologna gli investimenti del Servizio Idrico Integrato (acquedotto, fognatura e depurazione) sono stati di circa 30 milioni di euro all’anno nell’ultimo triennio. L’attuale programmazione d’ambito prevede oltre 45 M€/anno nel triennio 2021-2023 e altri 150 M€ negli anni successivi. La maggior parte di tali investimenti è destinata alla manutenzione e all’efficientamento della rete idrica. Importanti investimenti previsti anche nel settore fognario depurativo, con un intervento significativo da oltre 20 M€ per efficientare IDAR, il depuratore da 800.000 A.E. che serve Bologna ed i comuni dell’hinterland e che tratta circa 40 Mmc/anno di acque reflue trattate.
A seguito del trasferimento delle competenze di regolazione e controllo all’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), il Servizio Idrico Integrato ha registrato una crescita, con una gestione sempre più̀ “industriale” ed una tariffa tra le più basse d’ Europa; in particolare, si rileva un aumento degli investimenti da 38,7 euro per abitante nel 2017 a 44,0 euro per abitante nel 2019 ed un incremento del 24% negli ultimi 7 anni.
La gestione idrica dell’area bolognese ha mostrato risultati positivi in questi anni, ma le attese di un potenziale incremento di domanda idrica in termini di volumi e di ettari serviti, unitamente alla prospettiva di severità e variabilità idrica, hanno spinto l’ecosistema dei gestori idrici di Bologna – Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po- Ministero Transizione Ecologica, Consorzio della Bonifica Renana, Hera e Canali di Bologna – a promuovere un’iniziativa congiunta e lanciare alla comunità metropolitana l’idea di un Contratto di Territorio sull’Acqua. Il percorso progettuale e partecipativo si svolgerà in tutto il 2021 e vedrà il coordinamento del nuovo gruppo di lavoro “Nomisma Acque” costituito da Gian Luca Galletti (Consigliere di Amministrazione di Nomisma), Marco Marcatili (Responsabile Sviluppo e Sostenibilità di Nomisma), Roberta Gabrielli (Project Manager di Nomisma), Salvatore Giordano (Specialist Ambientale di Nomisma), Simona Ricchio (ricercatrice di Nomisma).
Per consentire la più ampia partecipazione della comunità sociale, civile e professionale attorno alla risorsa idrica e ai cambiamenti climatici, è stato previsto un ciclo di iniziative scientifiche e progettuali raccontate attraverso il canale web www.acca2bo.it.