Con 42,3 miliardi di euro nel 2021, l’Italia è il sesto esportatore mondiale di prodotti alimentari e bevande dopo Usa, Germania, Paesi Bassi, Francia e Brasile. In termini di tendenze, è però il Paese europeo che ha registrato l’incremento maggiore sia nel periodo 2016-2021 (CAGR +6,2%) sia nei primi 7 mesi del 2022 (+21% rispetto allo stesso periodo del 2021).
Sono questi alcuni dei dati emersi in occasione dell’evento “L’export come driver di crescita per il Food & Beverage. Scenari, strategie e prospettive di sviluppo per il Made in Italy”, promosso da Verallia, primo riferimento in Europa per la produzione di vetro cavo ad uso alimentare, in collaborazione con Nomisma e Food.
All’appuntamento, tenutosi a Milano lo scorso 11 novembre, ha partecipato Emanuele Di Faustino, Responsabile Industria, Retail e Servizi per Nomisma, con l’intervento “La situazione attuale e le prospettive per l’export del F&B Made in Italy“.
Sono seguite due tavole rotonde – una istituzionale e l’altra di taglio business – in cui si è parlato di internazionalizzazione delle aziende italiane del food&wine, tra supporto delle istituzioni, case history di successo e opportunità per il Made in Italy.
L’evento – aperto da Marco Ravasi, Amministratore Delegato di Verallia Italia – ha visto la partecipazione di Valentina Petroli, Funzionaria Ufficio Alimentare ICE; Andrea Degli Innocenti, Direttore di ICE Milano e Responsabile della Transizione Digitale; Nicola Calzolaro, Direttore Generale Federalimentare; Emanuele Fontana, Head of Agribusiness – Crédit Agricole Cariparma; Diego Dallatorre, Direttore Commerciale e Marketing Verallia Italia; Francesco Frittelli, Direttore Acquisti Carapelli Firenze S.p.A.; Pier Paolo Rosetti, AD Conserve Italia; Marco Magnocavallo, AD Tannico; Giancarlo Moretti Polegato, Presidente Villa Sandi – Famiglia Moretti Polegato ed Edoardo Bennicelli, Head of Global Procurement Campari Group, con la moderazione di Marta Bommezzadri, giornalista Food e Responsabile di italianfood.net.
Ripercorriamo in questo articolo i punti salienti rilevati nell’analisi condotta da Nomisma, soffermandoci in particolare sugli scenari evolutivi e le opportunità per il Food&Beverage Made in Italy, tra nuovi mercati, sostenibilità e digitalizzazione.
L’outlook macro-economico e la centralità dell’export per il settore F&B italiano, Emanuele Di Faustino – Nomisma
Congiuntura economica e inflazione sono questi i fattori che oggi impattano maggiormente sia sulle imprese sia sui comportamenti di consumo degli italiani. “Il conflitto in Ucraina ha frenato la ripresa dell’economia italiana già messa a dura prova dai rincari delle materie prime energetiche (e non). Se il post pandemia aveva fatto registrare un +6,7% del PIL rispetto all’anno precedente, il 2022 vede un rallentamento fino al +3,3%. E per il 2023 si prevede una crescita prossima allo zero”.
Determinante in questo senso l’aumento dei costi di produzione per le imprese italiane, un fattore che coinvolge anche l’industria alimentare: per 8 aziende F&B su 10 tra le principali criticità che si stanno affrontando attualmente o che verranno affrontate nei prossimi mesi vi sono proprio gli aumenti dei costi delle materie prime e dell’energia. Un dato su tutti: l’elettricità, negli ultimi dodici mesi, è cresciuta del +173% (settembre 2022 vs settembre 2021).
L’inflazione, mai così alta dagli anni ‘80, sta impattando naturalmente anche sugli italiani e sui loro comportamenti di consumo. Si stima per l’anno in corso una perdita del potere d’acquisto di una famiglia pari a 2.300 euro; per mitigare gli effetti dell’inflazione – arrivata al +12% ad ottobre 2022 su base tendenziale – l’85% degli italiani ha già adottato o adotterà strategie di risparmio.
È il futuro non è così roseo per i consumi alimentari sul mercato italiano: sono 8 milioni gli italiani che, nei prossimi 6/12 mesi, risparmieranno su cibo e bevande consumate in casa e ben 17 milioni quelli che taglieranno le spese effettuate per bar e ristoranti, canale fondamentale per il settore e che prima del Covid intercettava un terzo dei consumi alimentari italiani.
Export F&B italiano: mercati, prodotti, performance e posizionamento rispetto ai competitors internazionali
Per fortuna che c’è l’export: i mercati internazionali, a differenza del mercato interno, continuano a registrare performance positive e a trainare il fatturato dell’industria Food&Beverage italiana, una dinamica che si accentuerà negli anni a venire.
Una volta definito il quadro congiunturale, l’analisi Nomisma è proseguita con un focus dedicato proprio al food&beverage italiano sui mercati esteri. Di Faustino ha mostrato trend, mercati, prodotti e posizionamento competitivo del Made in Italy, spiegando che “l’Italia è il sesto esportatore mondiale di prodotti alimentari e bevande con 42,3 miliardi di euro nel 2021 (che arrivano a 50 se includiamo anche i prodotti agricoli) dopo Usa, Germania, Paesi Bassi, Francia e Brasile”.
In termini di tendenze, l’Italia è però il Paese europeo che performa meglio sia nel medio periodo (CAGR 2016-2021 del +6,2% contro il +3,8% della Francia e il +2,9% della Germania) che nel 2022. In più, nei primi 7 mesi del 2022 l’export italiano ha raggiunto un nuovo record: 28,5 miliardi di euro, +21% rispetto al 2021 contro il +15% e +16% messi a segno nel medesimo periodo dai cugini tedeschi e francesi.
L’export alimentare italiano si dirige principalmente nei paesi dell’UE (in primis in Germania, Francia, Paesi Bassi, Spagna e Belgio), con un peso del 54% sul totale. Tuttavia, a crescere di più nell’ultimo decennio sono i mercati extra-comunitari i quali pesano attualmente per il 46% contro il 43% del 2011 grazie alle ottime performance di tre aree geografiche: Far East (+107% nel periodo 2011-21), Nord America (+119%) e Middle East (+120%).
Ma quali sono i prodotti italiani più apprezzati dai consumatori stranieri? Sebbene il “paniere” dei prodotti ambasciatori del Made in Italy nel mondo sia molto ampio e differenziato, sei prodotti concentrano da soli la metà del nostro export di settore: guida il vino con un peso di ben il 17% in valore sul totale, seguito da formaggi (8%), pasta (7%), prodotti da forno (7%), cioccolata e salumi (entrambi con un’incidenza del 5%). “Grazie alla qualità delle sue produzioni” spiega Emanuele Di Faustino “l’Italia è leader mondiale nell’export di pasta e conserve di pomodoro, dove detiene una market share rispettivamente del 29% e 44%, mentre è seconda nelle esportazioni di vino (quota del 24% per gli spumanti e 21% per i fermi; qui a detenere la leadership è infatti la Francia grazie all’elevato prezzo medio dei propri prodotti – si pensi ad esempio allo Champagne o a vini della Borgogna) e olio extra-vergine di oliva (20%)”.
Le ottime performance registrate negli ultimi dieci anni dall’export food&beverage italiano (grazie ad un tasso di crescita medio annuo nel periodo 2011-21 del +5,6% per i prodotti alimentari e del +6% per il vino ed altre bevande) suggeriscono una conclusione, illustrata dal Responsabile Industria, Retail e Servizi di Nomisma “nonostante l’attuale ed incerto scenario macro-economico globale, caratterizzato da un rallentamento dell’economia e da una crescita dell’inflazione, esistono opportunità di un’ulteriore espansione dell’export italiano food&beverage nei prossimi anni sia tra i mercati più maturi sia tra quelli emergenti”.
“Nel caso dei mercati dove la presenza del Food&Beverage italiano è già consolidata, le maggiori opportunità di crescita si intravedono per gli Stati Uniti, primo importatore mondiale di prodotti alimentari e bevande e seconda destinazione dell’export italiano. Si tratta di un mercato caratterizzato da dimensioni importanti, un’elevata capacità di spesa e una domanda di prodotti italiani ancora concentrata in pochi stati federali (i primi 5 intercettano il 55% delle importazioni italiane di food e il 70% di quelle di vino), tutti fattori che sottintendono enormi potenzialità di crescita per il nostro export. Per non dimenticare l’ottimo appeal di cui gode il food Made in Italy tra gli americani: per il 28% l’Italia è il Paese straniero con i prodotti alimentari&bevande di maggiore qualità” – ricorda Di Faustino.
Tra i Paesi emergenti degni di maggiore interesse si segnalano nel Middle East Israele, Arabia Saudita ed Emirati Arabi; nell’Est Europa Polonia e Romania. “È tuttavia la Corea del Sud il mercato emergente dalle maggiori potenzialità per l’export F&B Made in Italy, grazie ad una economia fiorente e tassi di crescita annui a doppia cifra dell’export alimentare tricolore”.
Scenari futuri e opportunità per il food&beverage italiano: il ruolo del packaging sostenibile
L’ultima parte dell’analisi si è soffermata sugli scenari evolutivi e sulle opportunità per il F&B Made in Italy. Biologico, sostenibilità del prodotto e del packaging, tracciabilità e origine del prodotto: sono queste, secondo le aziende italiane, le leve da sfruttare in futuro per aumentare le esportazioni italiane sui top mercati internazionali. È quanto emerge dall’indagine sviluppata da Nomisma su un campione di 290 aziende italiane del food&beverage all’interno del Progetto ITA.BIO per ICE-Agenzia.
Di tale tendenze beneficeranno sicuramente gli alimenti e bevande con packaging in vetro, “materiale che è ritenuto dai consumatori il più sostenibile e a minor impatto ambientale sia per gli alimenti confezionati (72%), sia per le bevande analcoliche (78%)” – conclude Di Faustino.
Il ruolo delle Istituzioni e la voce delle aziende del settore
Conclusa la presentazione di Emanuele Di Faustino, la giornata di lavori è proseguita con due tavole rotonde: la prima, sul ruolo che le istituzioni dovrebbero ricoprire per facilitare l’internazionalizzazione delle aziende italiane del F&B; la seconda, concentrata sui fattori di successo, le difficoltà derivanti dall’attuale congiuntura e le opportunità future per le imprese italiane all’estero.
Il mondo imprenditoriale dal canto suo – dopo aver registrato ottime performance nel 2021 – ora sta affrontando una lunga fase di difficoltà, come conferma Nicola Calzolaro, Direttore Generale di Federalimentare: “Il nostro settore continua ad essere molto esposto sul fronte energetico. A ciò si aggiungono le fortissime tensioni sui prezzi delle materie prime con un andamento, anche qui fuori controllo. Il rischio nei prossimi mesi è quello di assistere ad una crisi alimentare. Ciò detto, per il sistema alimentare italiano l’export rimane fondamentale, specie se si considera che i consumi interni sono piatti ormai da dieci anni”.
Marco Ravasi, Amministratore delegato Verallia Italia e padrone di casa sottolinea: “In una situazione geopolitica e macro economica di assoluta incertezza, l’industria del Food & Beverage italiano si interroga sulle prospettive future. In qualità di partner della maggior parte dei principali player di questa industry abbiamo deciso di facilitare e condividere queste riflessioni con un parterre di alto profilo per fornire ai nostri clienti i migliori strumenti per valorizzare la loro presenza nei mercati internazionali”.
“Sotto il profilo industriale – analizza Ravasi, che è anche Presidente di Assovetro – il comparto vetrario seppur sottoposto a fortissime pressioni a causa del rincaro delle materie prime, dei trasporti e dell’energia è impegnato a garantire bottiglie e vasetti ai produttori delle eccellenze agroalimentari italiane e per questo abbiamo confermato investimenti nell’ampliamento di capacità produttiva e nella progettazione di nuovi forni”.
I servizi Nomisma al servizio di imprese, associazioni e istituzioni
Nomisma realizza ricerche di mercato, osservatori mirati e servizi di consulenza per analizzare gli scenari attuali e suggerire le migliori strategie di business ad imprese, associazioni ed enti pubblici.
In particolare, gli osservatori realizzati ad hoc sono puntuali analisi di mercato cucite su misura del cliente, per fornire le risposte più adeguate in riferimento al settore che si intende monitorare. Se sei interessato a questo servizio fornito da Nomisma, scrivi a osservatori@nomisma.it