La difficile congiuntura internazionale, l’aumento dei costi energetici e delle materie prime, i nuovi modelli valoriali e di consumo che si stanno delineando tra gli italiani richiedono una revisione del ruolo e dell’approccio alla sostenibilità nella filiera agroalimentare, con particolare attenzione alle scelte che riguardano il packaging dei prodotti.
Sono queste le conclusioni evidenziate in occasione della presentazione dell’Osservatorio Packaging di Largo Consumo realizzato da Nomisma in collaborazione con SpinLife e illustrato a MARCA 2022, presso BolognaFiere.
L’evento è stato introdotto dalla ricerca presentata da Silvia Zucconi, Responsabile della Business Unit Market Intelligence di Nomisma, e intitolata “Il ruolo della sostenibilità alla luce dei nuovi scenari evolutivi: sostenibilità tra la crisi del mercato delle materie prime e il conflitto ucraino”.
Ne è seguita una tavola rotonda alla quale hanno partecipato: Francesca Priora, Sustainability Director Iberia & South Europe TetraPak, Guido Robustelli, South East Europe Sales Director O-I Italy S,p.A., Alessandro Manzardo, Socio Fondatore SpinLife, Massimiliano Sussarello, Category Manager Conad e Stanislao Fabbrino, Presidente e AD Fruttagel.
Vediamo in questo articolo i dati principali e gli spunti di riflessione emersi durante l’evento di presentazione.
Il quadro congiunturale: l’aumento del costo delle materie prime ricade sul mondo produttivo e sulle scelte di consumo delle famiglie
Il conflitto russo-ucraino, unitamente all’indisponibilità di materie prime, ha condotto ad un importante aumento dei costi di gas, petrolio, rame e alluminio con ricadute tanto sul mondo produttivo quanto sulle scelte di consumo familiari. L’approvvigionamento energetico italiano dipende, infatti, per il 42% dal gas, per il 36% dal petrolio e per l’11% da energie rinnovabili. Una simile dipendenza da gas e petrolio ha prodotto un aumento della bolletta energetica italiana di 68 miliardi di euro.
“Con queste premesse, si comprende perché l’aumento dei costi energetici e delle materie prime sia tra le principali difficoltà prodotte dal conflitto e lamentate da oltre 9 imprese su 10. Per questo motivo, le imprese italiane stanno pensando a strategie per superare le nuove problematiche imposte dallo scenario conflittuale e dagli spillover prodotti sull’intero sistema produttivo. La revisione dei prezzi di vendita è la prima via d’uscita indicata dall’87% delle imprese; 1 su 2 sta poi valutando nuovi mercati di approvvigionamento così da superare le criticità attuali” – ha spiegato Silvia Zucconi.
Nel periodo 2021-2023, inoltre, 1 impresa su 4 si dice intenzionata ad effettuare eco investimenti. “Una scelta che può generare vantaggi in termini di fatturato, occupazione ed export, come testimoniano le aziende che grazie agli investimenti green hanno registrato performance migliori di quelle realizzate dalle imprese che, al contrario, non hanno acquistato prodotti e tecnologie verdi”.
Il clima di fiducia e le strategie delle famiglie italiane
Il clima di fiducia delle imprese – che a marzo si attesta a 105,4 contro il valore di 107,9 registrato a febbraio – testimonia la complessità del momento attuale e i precari equilibri su cui si sta muovendo il mondo produttivo italiano.
La congiuntura appena descritta induce una frenata del PIL italiano, che – nel caso indicato come “scenario base” in cui si ipotizza il termine del conflitto a luglio 2022 – si prevede del +1,9% nel 2022 e +1,6% nel 2023.
Come si traduce tutto questo nelle scelte di consumo delle famiglie italiane, preoccupate per la guerra russo-ucraina e per l’aumento dei prezzi? Come stanno reagendo e come reagiranno gli italiani alle conseguenze prodotte dal conflitto e da un’inflazione di cui già si paventava nel 2021?
Si assiste, innanzitutto, ad un crollo del clima di fiducia dei consumatori, che scende al di sotto dei livelli pre pandemici.
Nonostante la GDO stia contenendo il trasferimento degli aumentati costi di produzione e trasporto ai consumatori, gli italiani hanno già ben chiare le strategie di risparmio da adottare per salvaguardare il budget familiare in caso di un aumento generale dei prezzi. “Per il 45% la soluzione sarà quella di concentrare gli acquisti su soli prodotti e servizi indispensabili effettuando un decluttering del carrello. 1 italiano su 5 prevede invece di ridurre le quantità acquistate senza però rinunciare alla qualità dei prodotti e dei servizi scelti. L’11% dovrà invece effettuare un “doppio taglio” al carrello – sia in termini di quantità che di qualità” – ha osservato Silvia Zucconi.
Gli italiani e la sostenibilità: una scelta responsabile anche negli acquisti alimentari, che coinvolge il packaging
I carrelli degli italiani non saranno solamente sinonimo di qualità ma anche di sostenibilità. Il 59% della popolazione, oggi, presta più attenzione ai temi green rispetto al 2019.
“Sostenibilità che per gli italiani significa soprattutto fare scelte di responsabilità verso le generazioni future (43%), che contrastino gli sprechi e che anzi portino un risparmio e un vantaggio economico (30%) – come testimonia il fatto che l’89% degli italiani compie quotidianamente scelte sostenibili contenendo gli sprechi idrici ed energetici”.
Per l’84% degli italiani la sostenibilità passa soprattutto per le scelte di acquisto alimentari.
Acquistare un prodotto sostenibile significa – in prima battuta – comprare un prodotto realizzato tramite un utilizzo responsabile delle risorse e con un basso impatto ambientale, che riduca e minimizzi cioè le emissioni di CO2 (70%), il consumo idrico (65%) ed energetico (63%).
“Ma la sostenibilità alimentare dipende anche dal packaging, che contribuisce a definire un prodotto sostenibile soprattutto quando è riciclabile (62%), realizzato con materiali sostenibili (59%), senza overpackaging (46%) e plastic free (41%). Molto importante, infine, nella definizione di sostenibilità anche la presenza del marchio BIO (57%)”.
I driver di scelta del prodotto alimentare e il sistema valoriale del consumatore italiano
La presenza di caratteristiche di sostenibilità rappresenta tuttora un buon motivo per scegliere un prodotto alimentare al posto di un altro. Il 34% degli italiani indica la sostenibilità ambientale tra i principali driver di scelta di un prodotto alimentare e il 28% sceglie anche in base alla sostenibilità del packaging. Tra gli altri motivi che spingono i consumatori a mettere nel carrello un prodotto alimentare si possono citare la presenza di offerte e promozioni (38%) e l’italianità delle materie prime (40%).
Pur salvaguardando il budget familiare il consumatore italiano non rinuncia al suo sistema valoriale – che diventa una bussola a cui affidare le scelte di consumo al punto che il 70% degli italiani nel corso del 2021 ha acquistato da aziende attive sul piano della tutela dell’ambiente e il 63% da imprese con cui si condividono i medesimi valori.
L’importanza della comunicazione nel packaging per valutare la sostenibilità di un prodotto
Per gli italiani è molto importante avere tutte le informazioni necessarie per valutare la sostenibilità di un prodotto alimentare (e non) prima di acquistarlo.
La relazione di Nomisma ha indagato anche il ruolo della comunicazione on pack, svelando che il 64% dei consumatori vorrebbe saperne di più e addirittura il 26% non ritiene sufficienti le informazioni di cui dispone.
“Informazioni per valutare la sostenibilità che, per il 75% degli italiani, sono lette sull’etichetta del prodotto” – ha concluso Silvia Zucconi.
Dalla tavola rotonda emerge la necessità di rivedere e potenziare l’approccio alla sostenibilità lungo tutta la filiera
I temi sollevati dalla presentazione dei dati dell’Osservatorio Packaging Largo Consumo di Nomisma hanno alimentato la successiva tavola rotonda, che ha coinvolto alcune aziende della filiera agroalimentare: produttori, aziende del packaging e GDO.
“Potenziare l’approccio alla sostenibilità” – Francesca Priora, Sustainability Director Iberia & South Europe TetraPak
“La scarsità di risorse, il costo dell’energia, la crisi geopolitica ed il conseguente impatto di questo complesso scenario sulla distribuzione di cibo ci pongono di fronte alla possibilità di rivedere e potenziare l’approccio alla sostenibilità. Da iniziativa opzionale a terreno di forte sinergia in termini di efficientamento e innovazione nei settori della trasformazione agroalimentare, del packaging e della distribuzione” – ha sollevato nel suo intervento Francesca Priora, Sustainability Director Iberia & South Europe TetraPak.
“C’è differenza fra riciclabile e riciclato”, Guido Robustelli, South East Europe Sales Director O-I Italy S,p.A.
“Per quanto riguarda l’inflazione, l’aumento dei costi ha impattato oltre qualunque aspettativa tutta la filiera e anche O-I ne ha subito gli effetti sia per quanto riguarda le materie prime che l’energia e tutto questo in un momento in cui la domanda di vetro è molto elevata. Venendo alla sostenibilità, crediamo sia importante sottolineare la differenza tra riciclabile e riciclato, poiché in Italia ben l’87% del vetro immesso al consumo va oggi alla raccolta differenziata, quindi ritorna in circolo, e i contenitori di vetro prodotti da O-I possono anche arrivare al 90% di materiale riciclato. O-I vede la sostenibilità sotto diverse angolature, che vanno dall’integrazione a monte per aumentare sempre più la circolarità a partire dalla materia prima, alla riduzione di CO2 emessa grazie alle nuove tecnologie, all’innovazione legata sia a progetti a Km 0, come il 100% Sicilia, che a nuovi design o nuove tecnologie” – ha commentato Guido Robustelli, South East Europe Sales Director O-I Italy S,p.A.
“La sostenibilità ambientale è una necessità”, Alessandro Manzardo, Socio Fondatore SpinLife
“L’attuale contesto internazionale impone l’adozione di nuovi modelli economici per la gestione delle risorse” – ha dichiarato Alessandro Manzardo, Socio Fondatore SpinLife. “Di sicuro il punto di partenza è riconoscere che la sostenibilità ambientale non è più un bene di lusso ma una necessità per garantire la competitività d’impresa“.
“Con ‘Sosteniamo il futuro’ educhiamo le persone a fare scelte sostenibili”, Massimiliano Sussarello, Category Manager Conad
“Il prodotto a marchio Conad è espressione concreta di scelte e azioni sempre più orientate al rispetto dell’ambiente, ma anche sostenibilità sociale ed economica attraverso la valorizzazione delle filiere agroalimentari italiane, il rispetto del benessere animale attraverso la filiera controllata Conad. Anche attraverso la comunicazione on pack ‘Sosteniamo il futuro’ vogliamo fare educazione e aiutare le persone a fare scelte d’acquisto sostenibili semplificando le complessità” – ha ricordato Massimiliano Sussarello, Category Manager Conad.
“La sostenibilità del packaging dovrà privilegiare i progetti che riducono i costi”, Stanislao Fabbrino, Presidente e AD Fruttagel
“Il tema prevalente di Marca 2022 è stato quello dell’inflazione dei costi, registrato da agosto 2021 per energia, metano e materiali d’imballo a cui si sono aggiunte alcune materie prime agricole. La politica non ha compreso la gravità della situazione per l’impatto sulle aziende e per prevenire un probabile e imminente grosso calo dei consumi non agendo né per limitare gli aumenti di costo per le imprese né per aiutare i consumatori sostenendo la loro capacità di spesa.
La guerra in Ucraina ha peggiorato la situazione che porterà a sensibili rincari da maggio sui prezzi dei prodotti alimentari (e non) con importanti impatti sui consumi. Purtroppo, tutti i pezzi delle filiere non hanno più la forza e le risorse per resistere al contenimento dell’inflazione.
Questo è lo scenario in cui parliamo di sostenibilità del packaging: ricordo quando nell’ultima edizione in presenza di Marca discutevamo di quanto sarebbe stato disposto a spendere in più il consumatore per un prodotto “sostenibile”… Ecco, adesso ci chiediamo se avrà la capacità di spesa per acquistarlo. Penso che le imprese che ritengono strategica la sostenibilità e la responsabilità sociale non invertiranno la rotta, ma dovranno accettare un rallentamento della navigazione.
Occorre diventare consapevoli che i progetti di sostenibilità sul packaging dovranno privilegiare quelli che avranno un effetto in termini di riduzione di costo o servizio: è necessaria la cannuccia per consumare un brik? o il tappo in plastica di una confezione da litro? quanto costa in meno la carta rispetto al vetro o alla banda stagnata anche in termini di minor costo di trasporto? sono tutte domande attuali.
E ancora; a MARCA non si è parlato di cambiamento climatico, problema che impatterà presto sulla disponibilità di cibo. Anche questo è un tema di sostenibilità e credo che in futuro le filiere dovranno focalizzarsi su questi argomenti lavorando più insieme” – ha concluso Stanislao Fabbrino, Presidente e AD Fruttagel.
Osservatorio Packaging del Largo Consumo di Nomisma
Nomisma ha realizzato l’Osservatorio Packaging del Largo Consumo, in collaborazione con Spinlife-Università di Padova, per studiare il tema del packaging dal punto di vista della sostenibilità ambientale, attraverso analisi e misurazioni.
Si tratta di un puntuale strumento di ricerca che valuta la sostenibilità ambientale dell’imballaggio attraverso tre punti di osservazione privilegiati:
- i consumatori, oggi molto attenti alle tematiche green, anche in fase di acquisto;
- i retailer;
- l’impatto di CO2 del packaging.
Per informazioni sull’Osservatorio e sugli studi legati al packaging sostenibile, si può contattare Nomisma.