In Italia le aziende che navigano controvento nel settore manifatturiero sono il 6,5% del totale, generano il 10% dei ricavi e il 16% del valore aggiunto complessivo della manifattura in Italia. È quanto emerge dall’Osservatorio “Controvento: le aziende che guidano il Paese”, curato da Nomisma in collaborazione con CRIF e CRIBIS.
Dopo le due precedenti edizioni (2020 e 2021), l’Osservatorio, presentato il 15 febbraio 2022 in diretta streaming, ha fotografato un sistema manifatturiero nazionale trainato da un gruppo di imprese che, pur rappresentando una minoranza, ottiene performance eccellenti in un contesto di mercato complesso e sfidante che risente degli effetti della pandemia.
Alla presentazione sono intervenuti: Luca Dondi, Amministratore Delegato Nomisma S.p.A., Carlo Gherardi, Presidente CRIF, Niccolò Zuffetti, Responsabile Marketing CRIBIS D&B, Lucio Poma, capo economista Nomisma S.p.A. e Simone Mirani, General Manager CRIF Ratings.
A seguire, si è svolta la tavola rotonda “Restare in controvento in tempo di Covid”, coordinata da Luca Piana, giornalista La Repubblica, con gli interventi Maurizio Marchesini, Vice Presidente di Confindustria, Sergio Dompè, Executive President Dompé farmaceutici S.p.A. e Paolo Poma, Managing Director & CFO Automobili Lamborghini S.p.A.
“La terza edizione dell’Osservatorio fotografa i risultati del 2020, un anno di forte recessione pandemica. Quello che si presenta è l’immagine di un sistema industriale che viaggia a due velocità: da una parte l’avanguardia delle quasi 5 mila imprese controvento che sono cresciute in termini di ricavi del 5,5%, dall’altra il restante 93,5% del sistema produttivo italiano, che è arretrato dell’11,2%.
Ancora più evidente il divario se si guarda alla marginalità, con un rapporto fra EBITDA e ricavi che va dal 22,1% delle imprese controvento al 6,4% delle altre imprese.
Dallo studio emergono i fattori che accrescono la competitività, come le dimensioni di un’azienda e la localizzazione geografica, mentre ci sono settori che hanno beneficiato del periodo pandemico, come la farmaceutica e il packaging.
D’altra parte il 2020 è stato un anno di forti polarizzazioni, per le famiglie come per le imprese: chi è più forte lo è diventato ancora di più, mentre chi è più fragile si è indebolito. L’obiettivo dell’Osservatorio non è quello di stilare classifiche di merito, ma di monitorare i cambiamenti che intercorrono all’interno dei sistema manifatturiero e di identificare i fattori di competitività a beneficio delle imprese stesse e del Paese” – ha commentato Luca Dondi, Amministratore Delegato Nomisma.
Solo chi è flessibile può crescere – Carlo Gherardi, presidente CRIF
“Le quasi 5000 aziende controvento rappresentano il 6,5% del totale, ma generano il 16% del valore aggiunto complessivo della manifattura italiana. Si tratta di aziende che hanno non solo una propensione agli investimenti decisamente superiore alla media, ma anche una maggiore solidità finanziaria.
In questo scenario complesso di accelerazioni improvvise, di stop&go, solo chi è flessibile può sopravvivere e crescere. La graduale ripresa dell’economia nazionale ha modificato l’atteggiamento delle imprese rispetto al traumatico 2020. Nel 2021 abbiamo osservato una normalizzazione delle richieste di credito, correlata all’andamento dell’economia, tornate sui livelli pre crisi. In compenso va segnalato come fatto positivo l’aumento del 30% delle richieste di finanziamento. Per l’anno corrente, a meno di fatti esterni imprevedibili, l’implementazione del PNRR contribuirà a consolidare uno scenario congiunturale favorevole.
Nel 2021 è migliorata anche la situazione per le famiglie. “Assistiamo a un aumento di fiducia dei consumatori che ha stimolato una richiesta di finanziamenti, sia per i prestiti sia per l’acquisto di beni e servizi. Registriamo inoltre una crescita significativa delle start up, +40% rispetto al 2019, arrivate nel 2021 a 300 mila unità. Le aziende controvento, infine, sono quelle che hanno iniziato a puntare sulla sostenibilità” – ha ricordato Carlo Gherardi, presidente CRIF.
Vediamo ora in questo articolo i principali dati emersi dallo studio, realizzato in collaborazione con Boris Popov, per approfondire come alcuni fattori – quali la localizzazione geografica, la dimensione d’impresa, l’appartenenza a determinati settori e la configurazione strutturale all’interno dei settori stessi – garantiscano alle imprese una maggiore propensione a navigare Controvento.
Osservatorio Controvento, il campione di analisi – Lucio Poma, capo economista Nomisma
Attraverso un’analisi aggregata sui bilanci di un campione di 75.000 società di capitali manifatturiere, l’Osservatorio evidenzia come il 6,5% del totale sia riuscita a garantire elevati parametri di competitività per quanto riguarda crescita dei ricavi, marginalità industriale, creazione di valore aggiunto anche in un anno come il 2020, drammaticamente condizionato dalla pandemia e dai conseguenti impatti sull’economia reale. “Dopo le prime due edizioni dell’Osservatorio, quello del 2020 era uno snodo cruciale per verificare l’esistenza di un gruppo di aziende controvento rispetto alle conseguenze della pandemia” – ha introdotto Lucio Poma, capo economista Nomisma.
I bilanci esaminati dall’Osservatorio Nomisma riguardano oltre 75 mila società di capitali, che rappresentano il 20% della manifattura italiana, ma generano il 75% dei ricavi, impiegano il 70% dei dipendenti e costituiscono il 10% del PIL Italiano. “Il gruppo controvento è il 6,5% di queste, pari a 4889 imprese, che generano il 10% dei ricavi, il 28% dell’EBITDA e il 16% del Valore Aggiunto complessivo della manifattura italiana. Per certificare la forza di queste imprese abbiamo analizzato i bilanci degli ultimi cinque anni, scoprendo che le imprese che navigano ‘Controvento’ tra il 2015 e il 2020 hanno visto crescere i ricavi ad un ritmo pari all’8,9% annuo contro il -0,2% fatto segnare dalle ‘Non Controvento’. Nello specifico, nell’anno dell’esplosione della pandemia e dei lockdown produttivi le imprese Controvento hanno continuato a crescere segnando un ulteriore incremento del volume d’affari, pari a +5,5%, mentre il restante 93,5% del sistema produttivo nazionale ha registrato mediamente un fortissimo calo (-11,2%)” – ha commentato Lucio Poma.
Le dimensioni delle imprese controvento
La dimensione di un’impresa è un fattore determinante per la competitività, soprattutto in fasi di forti turbolenze sul mercato. La quota di medie imprese (50-249 addetti) è aumentata di rilevanza all’interno del gruppo Controvento, sia per numero (+68%), sia per i ricavi (+19%) con una crescita progressiva nel corso delle tre edizioni dell’Osservatorio. Ciò significa che per competere si può anche essere “piccoli”, ma essere più strutturati aumenta le possibilità di rientrare fra i top player della competizione. L’irrobustimento dimensionale delle imprese Controvento è anche testimoniato dal dato di ricavi e dipendenti medi che si attestano rispettivamente a 15 milioni di euro (+26% rispetto alla prima edizione) e 46 addetti (+24,5%). “Il dato nuovo emerso in questa edizione è rappresentato dalla fotografia delle imprese di grandi (250-500 dipendenti) e grandissime dimensioni (oltre 500 dipendenti): quelle controvento crescono moltissimo e rapidamente, mentre quelle che non hanno compreso il nuovo soffrono di più delle altre” – ha evidenziato Lucio Poma.
Capacità di traino sul sistema manifatturiero
L’Osservatorio certifica la crescente capacità di traino della componente Controvento rispetto all’andamento complessivo del sistema manifatturiero. Nonostante l’incidenza di questo gruppo di imprese rimanga la stessa sul totale (6,5-6,8%), aumenta il loro contributo nella generazione dei ricavi complessivi (dal 7,7% al 10%), dell’EBITDA (dal 18,8% al 27,6%), dei dipendenti (dal 7,9% al 9,3%) e del Valore Aggiunto (dal 12,3% al 16,1%).
Localizzazione regionale: il Nord-Est conferma la propria predisposizione all’eccellenza, ma nel 2020 la competitività si estende ad altri territori
La localizzazione geografica è un altro fattore che può favorire la competitività di un’impresa. Il Nord-Est (Trentino, Veneto, FVG ed Emilia-Romagna) conferma la propria maggiore predisposizione ad ospitare imprese Controvento, trovando continuità di risultato in tutte e tre le edizioni dell’Osservatorio. Ma le 5 regioni in cui si concentra gran parte dell’industria italiana vedono diminuire il loro peso sul totale. Tale dinamica si riscontra in maniera marcata all’interno del gruppo Controvento dove Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana ospitano il 69,7% delle imprese e l’80,9% dei ricavi nel 2020, in forte diminuzione dal dato registrato nel 2019 (72,9% – imprese e 82,1% – ricavi) e nel 2018 (77,6% – imprese e 84,5% – ricavi). “In altri termini, nel 2020 assistiamo a un allargamento della competitività ad altri territori che emergono alla luce delle modificazioni dello scenario economico” – ha osservato Lucio Poma.
I settori controvento: guida la farmaceutica. Fra i comparti perdenti c’è fiducia per l’alimentare
A livello settoriale si possono individuare alcuni comparti che hanno accelerato la propria rilevanza tra le imprese Controvento. Tra quelli vincenti nel 2020 lo studio identifica: la farmaceutica, il packaging, i produttori di cicli e motocicli, il settore del vetro e della ceramica, della gomma e delle materie plastiche. Per evidenti ragioni collegate alla diffusione della pandemia, la farmaceutica è il settore che ha visto maggiormente aumentare la propria quota di Controvento sia per numero di imprese (+246%) che di ricavi (+175%).
Fra i settori perdenti, invece, sorprende la presenza di quello alimentare. “Perché questo comparto nonostante i numeri positivi del 2020 non è nella lista di quelli vincenti? Perché per entrare nel gruppo Controvento occorre un trend di crescita costante di 2-3 anni e non solo un rimbalzo di un anno. Ma l’alimentare è in costante crescita, quindi ci aspettiamo il suo ingresso nella lista dei comparti vincenti tra il 2023 e il 2024”.
Controvento in evoluzione, tre anni a confronto: il “gruppo” Controvento si attesta sul 6,5% del totale delle imprese
Nel confronto fra le tre edizioni dell’Osservatorio emerge un dato rilevante: la conferma del numero percentuale di imprese controvento sul totale. “In questi tre anni sono cambiati il contesto, l’inflazione, il prezzo delle materie prime e si è modificata la composizione delle stesse imprese controvento all’interno del gruppo, ma la quota resta sempre intorno al 6,5%. È come se esistesse una specie di legge economica per cui il picco delle imprese costituisce il 6-7% del totale, indipendentemente dalle dimensioni, dal comparto e dalla Regione in cui operano. I numeri emersi nel difficile 2020 confermano questa visione. In più, le performance delle imprese controvento stanno diventando sempre più forti, crescono di anno in anno”.
La composizione del Gruppo Controvento: imprese Debuttanti, Veterane e 883 Super-Veterane
Molto interessante la fotografia della composizione del gruppo Controvento nel corso dei tre anni, con un turnover di imprese che supera la metà. Il nuovo campione è formato infatti per il 56% da “Debuttanti” (imprese che passano i criteri per la prima volta), per il 27% da “Veterane” (imprese che bissano la loro presenza) e per il 17% da “Super-Veterane” (883 imprese che si confermano in Controvento per tutte tre le edizioni). “Queste ultime rappresentano la punta di diamante dell’industria italiana: valgono circa l’1% del totale delle imprese manifatturiere, sono più strutturate dimensionalmente (ricavi medi pari a 21 milioni di euro contro i 14 delle Debuttanti), con ricavi che crescono a un tasso medio annuo dell’11,3% (7,8% per le Debuttanti) e un EBITDA Margin del 28% (19% per le Debuttanti)”.
Dal punto di vista geografico, le regioni che compongono il Nord-Est (Trentino, Veneto, FVG ed Emilia-Romagna), quelle cioè maggiormente Controvento, presentano una più elevata presenza di Super-Veterane rispetto alla media nazionale (il 13,5% in più); così come tra le imprese Controvento dei settori della farmaceutica e del packaging si contano il 20,6% e il 35,9% in più di imprese Super-Veterane.
L’Effetto «K» a livello settoriale: i settori vincenti si rafforzano, quelli perdenti si indeboliscono
All’interno di ogni settore merceologico è stato possibile individuare l’incidenza percentuale della componente di imprese Controvento confrontandola con il dato nazionale (6,5%), al fine di stabilire una maggiore/minore propensione a concentrare imprese straordinariamente competitive. “La Terza edizione dell’Osservatorio mette in luce un effetto ‘K’ a livello settoriale: i settori vincenti – farmaceutica, gomme, chimica, computer, tecnica, mezzi di trasporto – si rafforzano ulteriormente mentre quelli perdenti si indeboliscono”.
La quota di imprese Controvento all’interno del settore farmaceutico arriva al 22,6% nel 2020 (era pari al 12,7% nel 2018) mentre nel Tessile si passa dal 4,8% al 3,6%. Lo studio ha inoltre intercettato il balzo in avanti del settore agroalimentare durante la pandemia: la quota di imprese Controvento di settore è passata dal 3,8% del 2018 al 5,4% del 2020.
Le imprese Controvento trainano la crescita reale del Paese
“Non si tratta di un rimbalzo, ma di una crescita reale del Paese. Un dato su tutti: secondo l’ISTAT la produzione industriale della manifattura nel 2021 ha registrato un +11,8%, quando nel 2020 aveva accusato un -11,4%. Quindi ha recuperato più di quanto aveva perso due anni fa. Questo perché nelle difficoltà del periodo pandemico è fiorito l’investimento di un gruppo di imprese che oggi sta dando i suoi frutti. Per questo, nonostante l’allarme dato dalla scarsità delle materie prime, il vero punto interrogativo di oggi, Nomisma e il gruppo Controvento si aspetta un 2022 di crescita importante per la manifattura italiana” – ha concluso Lucio Poma.
Maggiore solidità, propensione all’investimento e sostenibilità delle imprese Controvento – Simone Mirani, General Manager CRIF Ratings
Le imprese Controvento negli ultimi cinque anni hanno investito quasi il doppio rispetto alle altre imprese manifatturiere italiane e nel 2020 la flessibilità finanziaria garantita da un adeguato polmone di liquidità ha consentito di affrontare la pandemia senza rallentare gli investimenti, cogliendo così le opportunità di crescita anche in contesti avversi. I ritorni (su attivo e patrimonio netto) delle aziende Controvento si dimostrano mediamente 4 volte superiori alle imprese italiane. L’analisi sulla sostenibilità finanziaria delle imprese Controvento conferma dunque una maggiore solidità e una propensione all’investimento, nonché ottimi segnali prospettici: la percentuale di aziende Controvento con prospettive favorevoli (dall’analisi sul CRIF Pulse Score), anche da un punto di vista creditizio, è superiore rispetto alla media italiana. Si consideri che il 98,2% delle imprese Super-Veterane ha prospettive creditizie soddisfacenti nei prossimi due anni (il 96,3% delle Veterane e il 93,6% delle Debuttanti), mentre per le imprese produttive italiane tale percentuale si ferma al 66,3%.
Infine, anche sotto il profilo della sostenibilità le aziende Controvento spiccano rispetto al resto della manifattura italiana: se all’interno del campione Controvento quasi due terzi delle imprese presentano un profilo ESG adeguato, questa percentuale scende a poco meno del 35% per l’universo delle aziende manifatturiere.
“L’identikit finanziario delle aziende controvento richiede pertanto un circolo virtuoso che comprende investimenti e ritorni, solidità patrimoniale, flessibilità finanziaria e sostenibilità, specie in un contesto molto competitivo e variabile, caratterizzato da forti incertezze. Questo impone alle aziende di farsi trovare pronte e con le spalle larghe per superare le eventuali tempeste e, allo stesso tempo, beneficiare delle opportunità che si presentano sia nei momenti di crisi sia nelle fasi di ripresa, come hanno mostrato nel 2020 le aziende controvento” – ha osservato Simone Mirani, General Manager CRIF Ratings.
Gli obiettivi del club Controvento nei prossimi anni – Niccolò Zuffetti, Responsabile Marketing CRIBIS D&B
Come portavoce del “club” Controvento, Niccolò Zuffetti, Responsabile Marketing CRIBIS D&B, ha dichiarato quali saranno gli obiettivi nei prossimi anni del gruppo di imprese controvento. “Creare contenuti, analisi e interpretazioni economiche di un settore nevralgico come la manifattura, per favorire la crescita di competitività. Vogliamo che nel lungo periodo Controvento diventi un luogo virtuale e fisico nei prossimi mesi in cui la manifattura si riunisce insieme ad associazioni, istituzioni e tutte le altre aziende, non solo quelle controvento, per discutere di politica industriale, di problemi e di come risolverli per far crescere e trainare tutta la filiera italiana. I temi principali che abbiamo identificato sono 4: finanziamenti e capitali, attrazione di talenti e personale, materie prime e filiera, sostenibilità”.
“Restare in controvento in tempo di Covid”
L’evento è proseguito con la tavola rotonda “Restare in controvento in tempo di Covid”, inaugurata dall’intervento di Maurizio Marchesini, Vice Presidente di Confindustria. “Leggendo il rapporto del 2020 mi aspettavo un anno anomalo a causa della pandemia, ma così non è stato per le imprese Controvento. Il Covid ha certamente inciso su alcuni settori e su alcune Regioni, eppure il nucleo fondante del gruppo Controvento, ovvero le Super Veterane, ha mantenuto la capacità di traino dell’economia del Paese. I dati confermano che la manifattura ci sta portando fuori dalla crisi economica causata dalla pandemia, anche per la particolare organizzazione che la caratterizza e la per la resilienza che contraddistingue la filiera. Due elementi mi hanno colpito: le imprese controvento hanno continuato a investire pesantemente anche nel 2020, quasi il doppio rispetto alle altre imprese; è cresciuta la quota delle medie imprese, le tipiche capo filiera che contraddistinguono il Paese.
Sono convinto che i numeri positivi di inizio 2022 non siano effetto di un rimbalzo, ma l’inizio di un ciclo positivo. Spero di celebrare il prossimo anno un aumento del numero delle aziende controvento e dell’economia italiana. Guardando le new entry e le eccellenze presenti nel settore alimentare la sfida del futuro è senza dubbio l’internazionalizzazione”.
Collaborazione, strategie d’impresa, massa critica e innovazione sono i fattori per essere controvento – Sergio Dompè, Farmaceutici S.P.A.
Il settore farmaceutico è quello che ha registrato l’incremento maggiore del numero di aziende controvento. “La pandemia è stata il fattore che ha reso necessaria un’accelerazione, in tutti i comparti: le aziende controvento, che già lavoravano bene, hanno interpretato questa condizione per scattare in avanti in modo ancora più rapido. Dall’Osservatorio traggo quattro elementi imprescindibili per essere controvento: nessuno può farcela da solo, la collaborazione fra aziende, fra pubblico e privato è indispensabile, nell’interesse del Paese, soprattutto per sostenere l’export; la strategia delle imprese, che in passato era in secondo piano rispetto all’execution, oggi ha riacquistato valore e le distingue sul mercato internazionale; avere massa critica sul proprio segmento permette di superare le difficoltà; l’innovazione è determinante in tutti i settori. Il giusto mix di questi fattori fa la differenza” – ha osservato Sergio Dompè, Farmaceutici S.P.A.
Agilità dell’azienda, innovazione e visione strategica i fattori di successo – Paolo Poma, Managing Director & CFO Automobili Lamborghini S.P.A.
Un’azienda decisamente controvento, nonostante il settore dell’automotive stia vivendo una fase delicata, è Automobili Lamborghini S.P.A, che proprio nel 2021 ha stabilito il suo record di vendita. “Il 2021 si è chiuso in modo eccellente. Questo risultato è figlio di alcuni fattori, il primo dei quali esogeno: la pandemia ha favorito il lusso esperienziale che si è concentrato sui beni durevoli. Fra i fattori endogeni, invece, l’agilità dell’azienda nel rispondere alla situazione emergenziale, l’innovazione, che da sempre caratterizza Lamborghini, e la visione strategica” – ha spiegato Paolo Poma, Managing Director & CFO Automobili Lamborghini S.P.A.
Gli investimenti si confermano dunque un fattore centrale per essere controvento. “Non possiamo prescindere dagli investimenti perché sono richiesti dalla sostenibilità, che ormai riguarda anche un mercato di nicchia come il nostro, e perché il mercato richiede una crescente digitalizzazione anche sull’auto. Questi due elementi comportano un aumento del volume degli investimenti e alzano l’asticella delle sfide in quanto coinvolgono la marginalità dell’azienda” – ha concluso Paolo Poma.
Occorre un territorio controvento per mantenersi competitivi
Lucio Poma ha chiuso la tavola rotonda con un auspicio per il futuro. “Il nostro sistema produttivo si articola per filiere, e questo ci distingue da tutti gli altri Paesi. Pertanto, oltre a un gruppo di aziende controvento, noi abbiamo bisogno di un territorio controvento. Questo significa che le aziende controvento hanno bisogno di continuare a essere sostenute, non nel senso finanziario, dove sono fortissime, ma perchè richiedono un ambiente innovativo, fondamentale per competere. Non dobbiamo pensare che il gruppo controvento riesca a crescere da solo. La stessa sostenibilità riguarda tutto il sistema, non la singola azienda. Occorre dunque una struttura istituzionale che metta queste straordinarie imprese in grado di crescere ancora di più. Un esempio: la Motor Valley non è solo Lamborghini, Ferrari, Maserati, Ducati ecc, e le migliaia di piccole e medie aziende di fornitura e subfornitura, ma è anche le Università, i centri di ricerca, i centri di design, le istituzioni. Non è solo una filiera, ma è un complesso organico. Su questo complesso le singole aziende non possono intervenire su tutto: penso alla carenza di personale, che è compito primario delle Università e delle scuole.
La sfida del futuro? Aumentare il gruppo controvento, creare le condizioni perché le aziende che gravitano intorno al nucleo possano entrare. Una sfida non solo italiana, ma europea”.