I nuovi trend dei consumi alimentari di carne: i risultati dell’indagine realizzata per Fileni nell’ambito dell’Osservatorio “The World after Lockdown”

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Durante il lockdown gli italiani hanno privilegiato stili alimentari più salutari, orientandosi verso cibi di maggiore qualità e più sicuri, sia in termini di provenienza che di metodi di produzione. E Made in Italy, Km 0 e biologico sono diventati elementi determinanti nelle preferenze dei consumatori.

È quanto emerge dall’indagine realizzata nell’ambito dell’Osservatorio The World after Lockdown di Nomisma, che ha l’obiettivo di monitorare in maniera continuativa abitudini, stati d’animo, consumi e aspettative relative al post Coronavirus di un campione di 1.000 italiani responsabili degli acquisti (tra i 18 e i 65 anni).

In questo articolo proponiamo un approfondimento sviluppato ad hoc per Fileni dedicato a abitudini e preferenze di acquisto della carne.

La crescita del settore biologico

Ma come è cambiata l’attenzione del consumatore verso il bio durante il lockdown?
Dal 17 febbraio al 22 marzo, ovvero durante le settimane più drammatiche e di maggiore incertezza emotiva, le vendite di prodotti alimentari e bevande bio nella distribuzione moderna (considerando l’intera rete di vendita – Iper+Super+Discount+Libero servizio piccolo) hanno segnato un +20,1% rispetto allo stesso periodo del 2019. L’emergenza sanitaria ha impresso un forte impulso alla crescita del settore biologico, con una impennata nel comparto dei prodotti freschi, che ha registrato un +10% nei primi tre mesi del 2020, grazie a due segmenti in particolare: l’ortofrutta (+15%) e le carni (+31%).

Questi dati vanno letti in un contesto di crescente interesse per il biologico a livello globale: è esplicativa, ad esempio, la crescita dell’export di prodotti bio Made in Italy (+ 597% negli ultimi 10 anni) a testimonianza dell’interesse che prodotti italiani a marchio bio raccolgono sui mercati internazionali.
Anche a livello mondiale le vendite di prodotti alimentari biologici non si arrestano: + 538% la variazione 2018/2000. L’Italia, del resto, è il quinto mercato al mondo per consumi biologici (con una quota di mercato del 4% nel 2018), dietro a Stati Uniti, Germania, Francia e Cina.

Sul mercato interno, già nel pre-Covid i dati delle vendite in GDO (1,3 miliardi di euro nel 2019) evidenziavano una crescita del +3,6% rispetto al 2018 e addirittura del +83% rispetto al 2014 (fonte: Nielsen), con una corrispondente crescita del “peso” del biologico sul totale della spesa alimentare, passata dal 2% al 4% in soli cinque anni.

Made in Italy e sostenibilità: come cambia la sensibilità dei consumatori italiani

La diffusione del Coronavirus ha scardinato i consolidati schemi di acquisto degli italiani, favorendo una maggiore sensibilità nei confronti di alcuni valori collegati alle scelte alimentari. Salutismo, ricerca di sicurezza, origine del prodotto e sostenibilità sono alcuni degli elementi che con ancor più enfasi hanno caratterizzato la composizione del carrello alimentare degli italiani.

Made in Italy e Km 0 hanno confermato il loro ruolo, diventando due pilastri imprescindibili nella scelta dei prodotti alimentari (il 22% dei responsabili acquisti dichiara di aver incrementato la spesa di prodotti con queste caratteristiche). L’interesse per tali valori ha raggiunto anche chi in passato era sembrato meno attento a questi requisiti: il 28% ha iniziato, proprio durante il lockdown, ad acquistare prodotti alimentari da filiere 100% italiane o locali.

Significativo anche l’aumento di interesse verso i prodotti ottenuti con metodi di produzione biologica e sostenibile: durante il lockdown, il 30% degli italiani ha iniziato ad acquistare i prodotti biologici con maggiore frequenza, il 20% degli italiani ha preferito cibi prodotti con metodi a basso impatto ambientale e il 12% ha acquistato prodotti alimentari con packaging sostenibile.

La spinta delle Istituzioni per un mondo più sostenibile

In un contesto di crescente attenzione delle istituzioni verso il tema della sostenibilità, il consumo di prodotti alimentari a marchio bio è destinato ad aumentare: secondo il Green Deal, recente sfida ambientale comunitaria, presentata dalla Presidente della Commissione europea, la diffusione dell’agricoltura e dell’allevamento biologici sarà infatti fondamentale per il raggiungimento di un nuovo sistema alimentare giusto, sano e rispettoso dell’ambiente. Sarà la nuova strategia Farm to Fork, uno dei pilastri del Green Deal, a guidare la transizione dell’agricoltura verso pratiche più sostenibili, riducendo l’uso di pesticidi, fertilizzanti e antibiotici. In questo passaggio verso un sistema alimentare europeo caratterizzato dalla “sostenibilità”, il settore dell’allevamento avrà un ruolo fondamentale e i consumatori ne sono sempre più consapevoli.

Alimenti freschi e carni: cosa cerca il consumatore

L’indagine dell’Osservatorio The World after Lockdown di Nomisma segnala che l’attenzione del consumatore verso attributi come “100% origine italiana”, “sostenibilità” e “biologico”, fattori guida fondamentali per la scelta dei prodotti alimentari, si fa ancora più forte quando si parla di prodotti freschi e in particolare di carne: per questo prodotto la quota di chi ritiene importante l’origine 100% italiana sale al 78% (71% la ritiene importante per la spesa alimentare in generale) mentre la percentuale di chi ricerca il marchio biologico aumenta fino al 54% (51% lo ritiene importante per la spesa alimentare in generale).

Altri fattori determinanti per la scelta della carne sono: l’assenza di antibiotici (per il 75% dei consumatori), la preferenza verso prodotti ottenuti da allevamenti all’aperto (66%), l’assenza di OGM nei mangimi utilizzati (65%) e l’alimentazione con soli mangimi vegetali (56%).

Perché comprare carne bio?

L’indagine curata da Nomisma ha evidenziato come la carne sia un alimento fortemente presente sulla tavola degli italiani: nell’ultimo anno la quota di chi ha consumato carne in almeno un’occasione è pari al 92% della popolazione e l’86% dichiara di mangiarla 1 volta a settimana o più spesso.

Il 52% dei consumatori di carne acquista carne biologica: di questi, il 16% lo fa per motivi di salute/benessere, il 15% perché garantisce l’assenza di antibiotici e il 12% perché è priva di OGM, additivi e conservanti o perché la ritiene più sicura. Infine, il 10% sceglie carne bio perché è ottenuta con metodi che rispettano l’ambiente e una percentuale analoga perché proviene da allevamenti sostenibili e da animali che mangiano bio.

Sano e salutare sono per il 27% dei consumatori i primi attributi indicati per descrivere la carne bio e questa percezione ha riflessi positivi sul carrello; una leva sensibile per l’acquisto è anche la promozione (42%).

Il valore del packaging e gli imballaggi sostenibili

Le idee chiare sul “valore” dei prodotti che portiamo in tavola implicano una forte coerenza con il packaging. E i consumatori di carne bio lo sanno bene: 9 su 10, infatti, affermano che la carne bio dovrebbe essere proposta in confezioni realizzate con materiali sostenibili e, in particolare, il 36% ritiene che la confezione dovrebbe essere riciclabile al 100%, compostabile (per il 17%) o almeno contenere meno plastica possibile (16%). I valori e l’importanza del pack sostenibile andrebbero inoltre comunicati in maniera esplicita: l’11% degli user di carne bio vorrebbe trovare in etichetta informazioni sull’impatto ambientale del packaging.

Un nuovo sistema alimentare per soddisfare le esigenze dei consumatori

Le evidenze emerse dalla ricerca dimostrano, dunque, come l’obiettivo istituzionale del raggiungimento di un sistema alimentare più salutare, sostenibile e rispettoso dell’ambiente sia condiviso anche dai consumatori. Una sfida ambiziosa per le aziende italiane, chiamate non solo a ridefinire e potenziare le proprie strategie, ma anche a rispondere alle esigenze del mercato. Questa è una straordinaria opportunità di crescita per il bio, perché esiste una domanda potenziale non ancora soddisfatta: il 49% dei consumatori di carne che acquistano in GDO, infatti, dichiara di non essere pienamente soddisfatto dell’assortimento della linea biologica. In più, fra coloro che oggi non comprano carne bio, è significativa la quota di chi non ne comprende le garanzie (19%) o non la trova nei punti vendita che frequenta (6%). 

L’Osservatorio Lockdown di Nomisma: lo strumento ad hoc per le aziende per decifrare la società post Coronavirus

Come dimostrano i dati della survey realizzata ad hoc per Fileni, l’Osservatorio The World after lockdown di Nomisma è un prezioso strumento di monitoraggio e analisi del contesto di riferimento e consente di pianificare le strategie d’impresa alla luce dei radicali cambiamenti che stanno coinvolgendo tutti i settori, con evidenti riflessi sui consumi.

Per maggiori informazioni e approfondimenti sugli osservatori Nomisma o per sviluppare indagini ad hoc si può scrivere a osservatori@nomisma.it

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