La sostenibilità passa anche per gli imballaggi: presentato l’Osservatorio Packaging del Largo Consumo di Nomisma 

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Le imprese dell’industria e della distribuzione alimentare concordano sulla scelta di adottare packaging sostenibili. E dichiarano, tanto per cultura aziendale che per strategicità a livello di business, la centralità degli aspetti ESG nelle loro scelte di investimento.

È quanto emerge dalla quarta edizione dell’Osservatorio Packaging del Largo Consumo realizzato da Nomisma e presentato da Valentina Quaglietti, Head of Customer Observatories di Nomisma, nel corso dell’evento “Il packaging del futuro. Sostenibilità, normative e impatti sulla filiera agroalimentare”.

Alla successiva tavola rotonda, moderata da Armando Garosci, Direttore Largo Consumo, hanno partecipato: Riccardo Cavanna, Presidente UCIMA; Chiara Faenza, Responsabile Sostenibilità e Innovazione Valori COOP Italia; Alessandro Manzardo, Founder SPINLIFE; Marco Marchetti, Vice President Packaging Materials & Sales & Distribution Systems TETRA PAK Italia; Marika Bonsi, Responsabile packaging Conserve Italia.

Anche la filiera agroalimentare è responsabile del climate change

La filiera agroalimentare non sfugge dallo scacchiere delle responsabilità della crisi climatica in atto, tanto da essere considerata dagli italiani il quarto settore maggiormente responsabile del climate change, dietro a industria energetica, trasporto aereo e trasporto su gomma.

In questo contesto il punto di caduta è, dunque, la valutazione del reale contributo che il food system e l’industria del packaging possono dare al raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica e di sostenibilità ambientale, sociale ed economica posti dal Green Deal Europeo e dall’Agenda 2030 ONU, ma anche ad affrontare le sfide urgenti e non rimandabili per essere in linea con i goals ESG” – ha introdotto Valentina Quaglietti, Head of Customer Observatories di Nomisma.

Modelli sostenibili di produzione e consumo

Dalle rilevazioni dell’Osservatorio Packaging emerge come per i consumatori italiani – attenti a caratteristiche di sostenibilità del Pack – gli aspetti tecnici di base rimangano comunque fondamentali e irrinunciabili: la conservazione dei prodotti venga considerato lo strumento in grado di ridurre lo spreco alimentare e allungare la shelf life dei prodotti alimentari (per il 66% degli intervistati), seguito dalla capacità di proteggerne le proprietà organolettiche (60%) e al contributo nel definire la sostenibilità del prodotto stesso (47%).

A fronte dell’obiettivo di ridurre i rifiuti generati dal packaging dei prodotti e di aumentare la quantità di packaging riciclato, le caratteristiche maggiormente ricercate sono l’assenza di overpackaging (per il 58% dei rispondenti), la totale riciclabilità (56%), la presenza di ridotte quantità di plastica (47%), le basse emissioni di CO2 (46%) e l’utilizzo di materiale riciclato (45%)” – ha spiegato Valentina Quaglietti, Nomisma.

L’indagine Nomisma sulle insegne retail rivela la centralità degli aspetti ESG

L’Osservatorio ha rappresentato l’occasione per approfondire anche l’impegno delle aziende dell’industria alimentare e delle insegne retail che operano in Italia. A questo riguardo, nei mesi estivi Nomisma ha condotto un’attività di Expert Consultation che ha visto la partecipazione di 6 imprese dell’industria e della distribuzione alimentare. 

Per tutte queste imprese gli aspetti ESG sono risultati centrali negli impegni e nelle scelte di investimento aziendali. I motivi principali che spingono a investire in sostenibilità sono la conformità con i valori dell’azienda, la strategicità a livello di business ma anche la necessità di adeguamento al quadro normativo. 

Il packaging risulta in cima alle azioni di sostenibilità, sia per quanto riguarda il packaging primario che quello secondario. Le azioni più citate sono risultate essere la riduzione di materiali impiegati nel confezionamento a parità di prodotto e la sostituzione dei materiali plastici presenti negli imballaggi.

In tutte le aziende intervistate è stato rilevato un impegno per il recupero e il riuso degli imballaggi e il ricorso a materiali in grado di garantire un minor impatto ambientale.

Per i manager coinvolti quelle relative alle caratteristiche di sostenibilità del packaging devono essere scelte oggettive e misurabili, prese solo dopo studi e valutazioni scientifiche dell’effettivo impatto dell’imballaggio sull’ambiente: 3 aziende su 6 si affidano a studi LCA, 1 a valutazioni dell’impronta idrica ma c’è anche chi conduce analisi specifiche su singoli prodotti e i relativi packaging o chi effettua una selezione mirata dei fornitori.

Nello specifico, riduzione delle emissioni di CO2, riciclabilità dei materiali e impiego di materiali di riciclo sono i criteri principali in base ai quali l’impresa valuta la sostenibilità del packaging.

L’attenzione nei confronti della sostenibilità non si ferma all’interno dell’azienda ma arriva a stakeholder e consumatori attraverso una comunicazione che vede l’integrazione tra canali tradizionali (etichetta, banner, campagne pubblicitarie), digitali (account social e sito web dell’azienda) e bilancio di sostenibilità. 

La valorizzazione delle azioni svolte dalle aziende in fatto di tutela dell’ambiente diventa così non solo strumento di condivisione di valori e posizionamento del brand ma anche mezzo di informazione e formazione, tramite cui trasmettere ai consumatori le conoscenze utili a valutare in che modo la scelta di acquisto di un prodotto o in alternativa a un altro possa generare un diverso impatto sull’ambiente” – ha sottolineato Valentina Quaglietti.

Secondo quanto emerso dalla fase di ascolto in profondità dei manager della filiera agroalimentare condotta da Nomisma, le informazioni circa lo smaltimento e il riciclo, la riduzione del materiale impiegato e la sostenibilità delle fonti energetiche e delle materie prime usate sono i principali argomenti da comunicare al consumatore, utilizzando principalmente le etichette e i canali social dell’azienda. 

“La sostenibilità passa anche per il packaging”, Valentina Quaglietti, Nomisma

Per le sue caratteristiche tecniche il packaging può rappresentare un valido supporto al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030 – ha concluso Valentina Quaglietti, Head of Customer Observatories di Nomisma -. D’altro canto gli obiettivi dell’Agenda 2030 rendono necessario un approccio sostenibile dei modelli di produzione, consumo e riciclo del packaging. Un orientamento allo sviluppo sostenibile (economico, ambientale e sociale) che coinvolge mondo produttivo, società civile, istituzioni nazionali e sovranazionali. In questo nuovo appuntamento, l’Osservatorio Packaging del Largo Consumo ha posto l’attenzione sugli obiettivi di sviluppo sostenibile che interessano, in maniera diretta o indiretta, il settore del food packaging relativamente a Sicurezza alimentare (Sustainable Development Goal 2), Modelli sostenibili di produzione e consumo (Goal 12), Preservare le risorse marine (Goal 14) e Contrasto alla desertificazione (Goal 15)”.

L’Osservatorio Packaging del Largo Consumo

Nomisma è una società che offre studi settoriali e territoriali, ricerche economiche, Osservatori di Mercato, valutazioni, strumenti di supporto decisionale, advisory strategico e servizi di consulenza. Fra gli strumenti adottati da Nomisma l’Osservatorio Packaging del Largo Consumo.

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Immagine in evidenza di: Prostock-studio/Shutterstock

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