Nel 2022 l’export del vino italiano ha sfiorato gli 8 miliardi di euro, grazie a un riposizionamento qualitativo del portfolio delle bottiglie vendute oltre i confini nazionali. Un risultato che premia l’intraprendenza delle imprese della filiera che, in questo modo, generano valore non solo a proprio beneficio, ma anche in favore del territorio in cui operano.
È la fotografia del settore vitivinicolo che emerge dall’indagine condotta da Unicredit-Nomisma e presentata da Denis Pantini (Responsabile Agroalimentare e Wine Monitor Nomisma) alla 55ma edizione del Vinitaly, nell’ambito dell’evento “Gli asset che creano valore per la filiera vitivinicola italiana: mercati, territori, imprese”.
Con la presentazione di questa ricerca si conclude il percorso di analisi sul posizionamento competitivo delle filiere agroalimentari avviato da Unicredit e Nomisma: dopo aver presentato a Vinitaly 2021 e 2022 rispettivamente il super-indice Agri4Index dedicato al rating della filiera vitivinicola italiana rispetto ai competitor europei e lo scoring delle Regioni del Vino, quest’anno l’indagine ha identificato le 8 imprese Best Ambassador del vino italiano.
Imprese italiane: un asset strategico per la filiera vitivinicola
Dall’indagine UniCredit-Nomisma si evince che le imprese rappresentano un asset strategico per il valore della filiera vitivinicola italiana: negli anni si sono evolute per rispondere alle continue sfide del mercato, generando valore per se stesse ma anche per i territori di appartenenza.
“Il record ‘sfiorato’ degli 8 miliardi di euro di export del 2022 è il risultato di un riposizionamento qualitativo del portfolio vini venduti oltre i confini nazionali che, in dieci anni, ha visto scendere i volumi di vino sfuso dal 31% del 2012 al 19% del 2022 e, contestualmente, crescere quelli di spumanti dal 9% al 24%. Nello stesso tempo, l’export del vino italiano è cresciuto – a valore – di quasi l’80% verso i mercati del Nord America e dell’Asia, riducendo così il peso di quelli europei, più “facili” da raggiungere, ma spesso meno profittevoli” – ha ricordato Denis Pantini, Responsabile Agroalimentare e Wine Monitor di Nomisma.
Oltre a questo e ad indubbi investimenti sulla qualità finale del prodotto, ad un maggior presidio diretto dei mercati, ad una miglior segmentazione/differenziazione e all’adozione di strategie multicanale, il prezzo medio all’export del vino italiano è aumentato di oltre il 60%, con punte superiori nel caso dei rossi fermi toscani e piemontesi.
Questi sforzi dei produttori hanno permesso un posizionamento più alto per il vino italiano che oggi ci pone, rispetto ai competitor, a +60% nel prezzo medio all’export rispetto al vino spagnolo e +39% nei confronti di quello cileno. Ma è il -40% rispetto a quello francese (purtroppo la stessa differenza di dieci anni fa) che ci ricorda come non ci si debba “cullare sugli allori”.
“In uno scenario di consumi di vino in continuo movimento tra le diverse aree del mondo, il tema di come dare più valore alla filiera vitivinicola italiana e attraverso quali asset diventa sempre più fondamentale per garantire una continuità futura alle imprese del settore. Una premiumisation dei propri vini che le aziende italiane hanno indubbiamente messo in atto nel corso degli anni ma che ancora evidenziano dei gap di posizionamento rispetto ad alcuni competitor, primo fra tutti la Francia” – ha commentato Denis Pantini.
I gap da colmare: il ‘peso’ dei vini generici
All’interno di un quadro sostanzialmente positivo, permangono tuttavia alcuni gap da chiudere. Per alcune regioni vinicole il peso dei vini generici (la tipologia che nelle vendite in GDO ha perso più del 15% a volumi in appena 5 anni) è ancora elevato: rispetto ad una media nazionale del 28%, calcolata sulla produzione totale in quantità, la quota di questo segmento supera il 40% in Emilia Romagna e Abruzzo e addirittura il 60% in Puglia e in Molise.
Le azioni per accrescere awareness e brand reputation: il ruolo dei social media
Se le imprese del Sud Italia sono quelle che hanno mostrato una maggior dinamicità nell’export dell’ultimo decennio (quelle di Abruzzo, Puglia e Campania, in particolare, con crescite tra l’80% e il 100% rispetto ad una media nazionale del 65%), sono invece quelle del Centro-Nord ad evidenziare una maggiore intraprendenza sui canali social per accrescere awareness e brand reputation presso i consumatori: il 64% delle imprese (tra le top 500 per fatturato) che utilizzano almeno 4 social (Facebook, Instagram, Twitter e Linkedin) sono situate al Nord, con quelle del Piemonte, Veneto e Trentino Alto Adige che vantano tra i 10 e i 16 mila followers medi per azienda, anche se il record spetta alle imprese vinicole toscane con quasi 37 mila followers.
Il vino al centro delle politiche di salute pubblica, Paolo De Castro – Presidente Comitato scientifico Nomisma
Alla presentazione dello studio effettuato da Nomisma, sono poi seguiti due interventi sullo scenario evolutivo del quadro di regolamentazione e di mercato, il primo da parte di Paolo De Castro (Europarlamentare e Presidente Comitato Scientifico di Nomisma) e il secondo da Sandro Boscaini (Presidente di Masi Agricola spa). “Dopo la nuova PAC e il Green Deal che chiedono al settore agricolo e vitivinicolo un maggior impegno verso la sostenibilità ambientale, il vino si trova oggi al centro dell’attenzione delle politiche di salute pubblica. Anche per questo motivo, la riforma del sistema delle indicazioni geografiche assume una rilevanza strategica perché più il settore vitivinicolo sarà in grado di stare all’interno di coalizioni con altri comparti dell’agroalimentare europeo più avremo strumenti di difesa dalle crescenti iniziative che vogliono relegarlo a un ruolo sempre più marginale delle politiche europee, quando non addirittura escluderlo” – ha ricordato Paolo De Castro.
Le 8 imprese Ambassador del vino italiano premiate da Unicredit
Durante la giornata, è avvenuta la consegna degli “Unicredit Wine Award 2023”, riconoscimenti assegnati a 8 imprese Ambassador del vino italiano, individuate attraverso un originale processo di assessment che ha preso in considerazione oltre 90 indicatori collegati, tra le altre cose, ad investimenti in sostenibilità ambientale e sociale, digitalizzazione, internazionalizzazione, premiumisation, brand reputation e valorizzazione territoriale.
Fra le 150 aziende che hanno partecipato alla valutazione, le 8 premiate:
- si sono distinte per aver intrapreso percorsi di sostenibilità, innovazione e internazionalizzazione;
- hanno contribuito attivamente a rafforzare la propria distintività sui mercati;
- rappresentano un volano per l’attrattività dei territori in cui operano.
Le aziende che hanno ottenuto questo prestigioso riconoscimento, consegnato da Remo Taricani (Deputy Head of UniCredit Italia) sono: G.D. Vajra (Piemonte), Az. Agr. G. Ricci Curbastro e Figli S.s. Società Benefit (Lombardia), Masi Agricola S.p.A. (Veneto), Azienda vinicola Umani Ronchi S.p.A. (Marche), Spinelli S.r.l. (Abruzzo), Feudi di San Gregorio Società Agricola S.p.A. (Campania), Aziende agricole Planeta (Sicilia) e Cavit s.c.- Trento (Trentino-Alto Adige).
L’Osservatorio Wine Monitor di Nomisma, lo strumento ideale per decifrare il mercato del vino
L’indagine presentata a Vinitaly rientra fra le competenze e gli ambiti di ricerca di Wine Monitor, l’Osservatorio Nomisma dedicato al mercato del vino. Si tratta di uno strumento creato con l’obiettivo di decifrare il mercato, sostenere le imprese e le istituzioni impegnate nella filiera vitivinicola italiana e individuare le strategie di business migliori.
La piattaforma condivide dati, informazioni, ricerche di mercato e riflessioni ed è una iniziativa del team specializzato della business unit agroalimentare di Nomisma.
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Immagine in evidenza di: Michele Perbellini/Shutterstock