Da Nomisma e Museimpresa la fotografia degli archivi e dei musei d’impresa italiani

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29 maggio 2024 – Gli archivi e musei d’impresa italiani sono realtà fortemente legate al territorio in cui l’azienda produce, in gran parte gestite e coordinate da donne, visitate da turisti italiani e con una forte vocazione al digitale.  Inoltre, innovazione, investimenti e territorio sono i tre driver che guidano le imprese nella valorizzazione del patrimonio aziendale.

È quanto emerge dall’Osservatorio sul Turismo Industriale, realizzato da Museimpresa (l’Associazione Italiana degli Archivi e dei Musei d’Impresa) in collaborazione con Nomisma, che restituisce un identikit degli archivi e dei musei d’impresa e fotografa dimensioni e potenzialità del comparto del turismo industriale in Italia e ne misura l’impatto economico-sociale.

I risultati dell’indagine sono stati presentati oggi in occasione dell’Assemblea Generale Ordinaria di Museimpresa che si è tenuta presso il Nuovo Pignone Learning Center a Firenze.

Lo studio ha coinvolto un campione significativo di 122 strutture (il 70% associate a Museimpresa), dislocate sull’intero territoriale nazionale, appartenenti a vari settori merceologici e di servizi.

Il panorama italiano è costituito da musei d’impresa (il 36%) e da archivi (il 21%), ma in buona parte da realtà che contano entrambe le tipologie di struttura (il 43%). Sono localizzati prevalentemente nel Nord (il 66%), al Centro (il 21%) e infine, nel Sud e nelle Isole (il 13%).

Dalla meccanica all’arredamento, dall’energia fino alla farmaceutica, i musei e gli archivi di impresa si trovano in tutti i settori della manifattura e dell’industria italiana. Tuttavia, il settore del food&beverage, quello bancario e assicurativo e quello della moda sono i tre ambiti in cui spicca il numero più alto di strutture dedicate alla valorizzazione della memoria aziendale.

La storicità è un elemento distintivo: il 30% delle strutture è stato fondato più di 20 anni fa e il 50% degli archivi è riconosciuto di “notevole interesse storico” dalla Soprintendenza.

Tra le motivazioni che spingono le aziende a costituire musei o archivi d’impresa rientrano la volontà di preservare la storia aziendale e il know-how interno (l’84%) e quella di valorizzare il territorio in cui opera l’azienda (il 43%), a conferma del forte legame con la comunità locale.

Da un punto di vista organizzativo, il personale impiegato è rappresentato prevalentemente da donne (il 56%).

Quello dei musei e degli archivi di impresa italiani è prevalentemente un pubblico nazionale: lo dimostra il fatto che nel 2023 il 67% delle presenze è stato italiano, mentre il restante 33% proveniva principalmente da Paesi europei, dal Nord America e dall’Asia.

Un dato che sottolinea come ci sia ancora un grande potenziale da esplorare sul fronte dell’internazionalità, con opportunità significative per attrarre un pubblico globale e valorizzare ulteriormente il patrimonio culturale e industriale italiano.

L’ingresso è gratuito nel 63% delle strutture, solo il 3% prevede l’accesso a pagamento. La restante parte, a seconda della tipologia dei visitatori e servizi, opta per forme miste di accesso gratuite o a pagamento.

La diversificazione dei servizi offerti è ampia: le realtà della cultura d’impresa propongono visite guidate in italiano e in altre lingue (lo fa rispettivamente il 93% e il 78% del campione), supporti e allestimenti multimediali e interattivi (il 62%), materiali cartacei come guide e mappe (il 52%) e percorsi inclusivi (il 44%). Il 47% dichiara, inoltre, che nei prossimi 2/3 anni potrebbe offrire applicazioni per smartphone e tablet.

Le attività organizzate includono convegni e conferenze, esposizioni temporanee, attività culturali come concerti e spettacoli, laboratori didattici oltre a esperienze emozionali.

Un altro punto caratterizzante è la propensione agli investimenti: oltre il 90% delle strutture ha effettuato investimenti negli ultimi cinque anni, principalmente in digitalizzazione, restauro, marketing digitale, formazione del personale e miglioramento dell’accessibilità e inclusività. Una tendenza, quella di favorire la dimensione digitale, che si riflette anche nella scelta di prediligere strumenti di comunicazione online. I più utilizzati sono il sito web (dal 92%) e i social network (dal 78%), mentre il 74% ha una pagina web sul sito dell’azienda. I social network più usati sono Instagram (73%), Facebook (71%) e YouTube (55%). Infine, circa il 40% utilizza Google Arts & Culture.

Infine, le collaborazioni e partnership con università, istituti scolastici, enti del terzo settore e altre istituzioni culturali si rivelano fondamentali per la promozione e valorizzazione della cultura d’impresa.

“Le nuove analisi dell’Osservatorio sul Turismo Industriale, realizzato da Nomisma per Museimpresa, hanno permesso di individuare l’identikit dei musei e archivi d’impresa in Italia: si tratta di strutture museali dislocate sull’intero territorio nazionale, appartenenti a diversi settori merceologici, con un’importante componente di lavoratrici donne (il 56% del totale), un’elevata propensione agli investimenti e un forte legame con il territorio. Non a caso 4 imprese su 10 hanno scelto di costituire un museo/archivio d’impresa proprio con l’obiettivo di valorizzare il territorio in cui l’azienda opera – ha illustrato Emanuele Di Faustino, Responsabile Industria, Retail e Servizi di Nomisma -. Tali strutture museali propongono un’ampia e variegata offerta di servizi ai visitatori, che spazia dalla proposta di visite guidate a supporti multimediali, degustazioni e percorsi inclusivi. Oltre a tali servizi vengono offerte ulteriori opportunità a coloro che le visitano: si pensi all’organizzazione – all’interno degli spazi museali – di convegni, mostre, laboratori didattici, experience emozionali e ricreative, tutte attività che permettono di valorizzare e far conoscere la cultura di impresa al grande pubblico”.

In tempi di cambiamenti e grandi transizioni lavorare sulla memoria del nostro passato e sulla valorizzazione dell’enorme patrimonio culturale e industriale italiano è un modo per testimoniare di essere parte di una cittadinanza attiva che consente di pensare alla qualità dello sviluppo di questo Paese. Il saper fare italiano è un punto distintivo, un dato etico del lavoro sul quale val la pena concentrare la nostra attenzione. Nei nostri musei e archivi d’impresa c’è la storia di donne e di uomini che hanno saputo, di fronte alle sfide del tempo che cambia e in condizioni di grande difficoltà, dare una risposta che oggi leggiamo nei dati di export. Le testimonianze di questa capacità distintiva stanno nei nostri archivi e musei e sono il racconto non solo di quello che siamo stati ma di quello che siamo e che saremo” – ha dichiarato Antonio Calabrò, Presidente di Museimpresa.

 

 

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