Si svolgerà il prossimo 7-8 settembre a Bologna – in occasione di SANA 2023 – la quinta edizione di Rivoluzione Bio, gli Stati Generali del biologico, organizzati da BolognaFiere in collaborazione con FederBio, AssoBio, Agenzia ICE con la segreteria organizzativa di Nomisma. La manifestazione rientra nel quadro del progetto BEING ORGANIC IN EU, gestito da FederBio in partenariato con Naturland DE e cofinanziato dall’Ue nell’ambito del Reg. EU n.1144/2014.
Rivoluzione Bio è un appuntamento imprescindibile per gli spunti di riflessione che fornisce a tutti i player del comparto bio, a partire dalla presentazione dei dati dell’Osservatorio SANA, lo strumento di raccordo di dati, informazioni, comunicazioni ed iniziative del settore biologico italiano in cui, come ogni anno, Nomisma presenta in anteprima i dati del mercato biologico.
In particolare, nella prima sessione si parlerà di “Strategie per il biologico italiano: piano d’azione nazionale sul bio”. In tale occasione Silvia Zucconi, COO Nomisma illustrerà “Il mercato bio in Italia e il ruolo del consumatore” con numeri chiave aggiornati, trend di consumo e altri dati utili a compiere riflessioni sullo sviluppo del settore sul mercato interno.
Dottoressa Zucconi, in attesa di conoscere i nuovi dati sul mercato interno, possiamo ricapitolare i numeri chiave del 2022?
Gli ultimi dati, presentati al Sana 2022, ci mostravano la crescita del biologico, ma a ritmi più lenti del comparto di riferimento e rispetto alla crescita esponenziale di cui è stato protagonista negli ultimi 10 anni.
Nel 2022 gli acquisti bio nella Distribuzione Moderna, il canale con il 58% del totale delle vendite del settore in Italia, avevano raggiunto i 2,3 miliardi di euro, spinti da un incremento del +1,6% a valore rispetto al 2021.
Il punto è però che il totale del paniere agroalimentare ha messo a segno un allungo ben più consistente. Il bio quindi è aumentato, ma a ritmi più lenti del comparto di riferimento. Certo, a suo favore gioca il fatto che la sua crescita poggia su fondamentali solidi: se si considerano i dati a volume, il settore è stato infatti protagonista di un’accelerazione del +1,5% a fronte di un andamento del complessivo carrello alimentare fermo al +0,4%.
A cosa è imputabile, a suo parere, questo rallentamento sul mercato italiano?
Occorre innanzitutto ricordare che la performance di questo settore si inserisce in un quadro macroeconomico molto complesso, su cui hanno pesato nell’ordine la crisi pandemica, il conflitto russo-ucraino e la conseguente spinta inflattiva che si è abbattuta sui prezzi dell’alimentare.
Dobbiamo inoltre riconoscere che il bio, in passato, ha registrato incrementi a tripla cifra, guadagnando negli ultimi dieci anni il +132%. Come avviene spesso in caso di trend protagonisti di allunghi così importanti, è inevitabile che la forte spinta espansiva dei primi anni si debba poi confrontare con una fase nella quale i tassi di crescita si vadano via via ridimensionando.
In ultimo, ritengo non vada sottovalutata la trasformazione in atto nello schema valoriale del consumatore: alcuni specifici attributi, come per esempio l’origine italiana/locale, rappresentano spesso un driver che sottende valori percepiti che non si limitano alla sola provenienza, ma che riguardano anche la sostenibilità e la qualità garantita dal prodotto, due fattori che entrano così in “concorrenza” indiretta con le garanzie del bio.
Ci sono fattori che potrebbero invertire questa rotta?
Il bio vive una stagione interlocutoria, ma ci sono diversi fattori su cui puntare come la Marca del Distributore, la comunicazione dei valori e delle garanzie che il bio offre al consumatore, il canale fuori casa e migliorare l’offerta.
In che modo la Marca del Distributore può supportare le vendite di prodotti bio italiani?
La Private label rappresenta oltre il 50% delle vendite ed esprime una crescita a valore del 4%
Da qui potrebbe partire un nuovo slancio per la categoria che, giova ricordarlo, può sempre contare sul gradimento di una vasta platea. Basti considerare che nel 2022, secondo l’Osservatorio SANA, quasi 9 famiglie italiane su 10 hanno acquistato alimenti bio almeno una volta. Un risultato raggiunto (anche) grazie a un’offerta giudicata con favore dai consumatori italiani.
E qui entra in gioco la comunicazione: una migliore informazione sulle caratteristiche e le garanzie offerte dal marchio bio potrebbe incidere favorevolmente sul mercato italiano?
Così come accade all’estero, anche in Italia i consumatori lamentano carenze dal punto di vista delle informazioni sui prodotti bio. A questo riguardo, ben 6 consumatori su 10 vorrebbero disporre di informazioni più dettagliate sulle caratteristiche, sul metodo di produzione e sui valori nutrizionali degli alimenti biologici. Un dato che deve fare riflettere anche perché gli italiani mostrano di avere le idee molto chiare sulle indicazioni che vorrebbero ricevere, se è vero che il 58% vuole saperne di più sui benefici apportati dal bio a dieta e salute, e la stessa percentuale chiede ulteriori dettagli sulla distintività del biologico rispetto al convenzionale. E non solo. Più di 6 consumatori su 10 reclamano maggiori informazioni sul contributo del metodo biologico alla sostenibilità, in tutte le sue tre principali declinazioni: ambientale, sociale ed economica.
La comunicazione è fondamentale, ma esistono altri aspetti su cui concentrarsi?
La comunicazione ovviamente non è l’unico aspetto sul quale agire per migliorare il posizionamento dei prodotti biologici sul mercato italiano. All’orizzonte si delineano almeno altre due sfide. La prima riguarda il fuori casa, che potrebbe rivelarsi una valida “testa di ponte” per l’accreditamento di questi prodotti. I dati di partenza sono incoraggianti: il 75% dei ristoranti e il 61% dei bar propone piatti a base di alimenti o ingredienti bio, percentuali che salgono rispettivamente all’85% e al 71% nel caso del vino. E guardando avanti, i motivi per essere fiduciosi non mancano, dal momento che stando alle previsioni di quasi un operatore su cinque, i clienti saranno sempre più interessati a saperne di più sulle caratteristiche degli ingredienti utilizzati nei menu.
Il secondo fronte è rappresentato dall’offerta, dove non mancano margini di miglioramento: si pensi, per esempio, alla proposta di prodotti bio freschi pronti da mangiare oppure alla fascia gourmet premium della categoria, che soddisfano meno della metà degli italiani.
Rivoluzione Bio, gli Stati Generali del biologico tra incontri, dibattiti e approfondimenti
In calendario a Bologna il 7 e 8 settembre, all’interno di SANA, Salone Internazionale del biologico e del naturale, Rivoluzione Bio rappresenta un proficuo momento di incontro e dibattito sui principali temi che riguardano il biologico italiano.
All’evento, in cui convergono istituzioni, esperti, organizzazioni ed enti di categoria, Nomisma presenterà l’Osservatorio SANA, strumento di monitoraggio dei numeri chiave della filiera biologica, dalla produzione fino alle dimensioni del mercato, realizzato in collaborazione con BolognaFiere Group FederBio Servizi Srl, AssoBio, Ismea – Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, ITA – Italian Trade Agency e Sinab.
Se sei interessato a partecipare a Rivoluzione Bio, puoi iscriverti qui.
Immagine in evidenza di: Sumate/Shutterstock