6 marzo 2025 – “Con il recente documento del Commissario all’agricoltura Christophe Hansen, presentato lo scorso 19 febbraio, gli agricoltori europei scendono finalmente dal banco degli imputati e diventano attori protagonisti per l’economia e la transizione ecologica”. Le parole di Paolo De Castro, Presidente del Comitato Scientifico di Nomisma ed ex europarlamentare con lunga esperienza nel settore agroalimentare, evidenziano l’importante cambio di paradigma registrato in seno all’UE, dopo l’insediamento della nuova commissione.
Si prospetta, pertanto, uno scenario positivo per il settore nel suo complesso ma anche per gli agricoltori, che non vengono più visti come un soggetto inquinante, da penalizzare, ma come protagonisti in positivo, preziosi alleati del verde.
Ma cosa ha determinato questo radicale cambiamento di approccio rispetto al passato? “Il mondo agroalimentare comunitario attendeva questo cambio di passo, anche perché la lettera di missione inviata da Ursula Von der Leyen ad Hansen, e parallelamente al Vice Presidente esecutivo Raffaele Fitto, che sovrintende la materia, chiedeva di produrre entro 100 giorni un documento di visione. Nel rispetto di questo incarico, Hansen ha presentato un paper di 26 pagine che segna un deciso cambiamento di rotta. Non tanto negli obiettivi strategici, che restano gli stessi fissati dalla precedente legislatura, ovvero la transizione ecologica e il Green deal, quanto nel ruolo degli agricoltori, che assumono un ruolo da protagonisti. Questo significa che, quando ad esempio si parla dell’uso della chimica o della necessità di eliminare i principi attivi pericolosi per l’ambiente, il focus non è più sul traguardo numerico quanto nel definire come gli agricoltori possono raggiungere questi obiettivi, on quali strumenti e quali progetti devono essere accompagnati dall’Unione Europea. Il documento Hansen, ad esempio, stabilisce che la genetica non OGM dovrà accelerare, perché questa è già una prima risposta importante, che consente di eliminare alcune malattie senza la chimica” – spiega De Castro.
A questo proposito, va ricordato come in Italia esistano alcune expertise solide, ad esempio in ambito vinicolo “dove già oggi siamo in grado di produrre piante resistenti alla peronospora e all’oidio, che diversamente richiederebbero 10 o 20 trattamenti chimici all’anno per essere debellate dai campi”.
Anche la meccanica agricola, dove peraltro l’Italia è fortissima, può ridurre o quanto meno efficientare l’utilizzo della chimica: “Penso all’uso dei droni, dell’Intelligenza Artificiale, delle foto aeree per individuare le zone da trattare con estrema precisione, senza dover distribuire il prodotto su tutta la superficie. E così via.
La logica adottata dalla nuova Commissione, quindi, viene ribaltata: non solo penalità a chi non raggiunge gli obiettivi prefissati, ma supporto e incentivi per conseguirli. Nel documento di visione, Hansen lo dichiara espressamente. Gli agricoltori, in definitiva, non sono più il problema, ma possono essere la soluzione” – ribadisce De Castro.
Competitività e sostenibilità ora procedono insieme
In questa ottica, tornano alla ribalta altri temi cruciali come, ad esempio, la competitività del settore, il rafforzamento delle filiere, la semplificazione burocratica. “Anche questo denota il deciso cambio di passo impresso dal nuovo commissario. Nella precedente legislatura, la parola ‘competitività’ era sparita, nessuno la menzionava. Oggi, invece, il documento Hansen parla espressamente di sostenibilità non solo ambientale, ma anche economica e sociale. Questi tre piani viaggiano insieme, non si può pensare di inseguire solo il primo, dimenticando o trascurando gli altri due: le aziende agricole devono essere competitive, in grado di operare in un mercato estremamente difficile e incerto. Negli ultimi anni la vita degli agricoltori e dell’industria agroalimentare è molto più complicata rispetto al passato: sono aumentati i costi, è cresciuto il prezzo dell’energia e dei fertilizzanti. Ma non solo: la guerra in Ucraina, ad esempio, fa sì che molti prodotti oggi entrino nel mercato comunitario con pesanti ricadute sui prezzi interni, per un eccesso di offerta.
Con un contesto così complicato e instabile, le aziende come potrebbero essere competitive senza un adeguato supporto? A questo riguardo, il documento di visione parla espressamente di strategie di promozione dei prodotti agroalimentari europei, che la precedente commissione aveva trascurato tagliando 100 milioni di euro da un fondo che già era molto piccolo” – prosegue De Castro.
Concorrenza sleale e reciprocità, un nodo cruciale ancora da sciogliere
Nell’ambito della competitività, un altro nodo entrato prepotentemente nel dibattito è rappresentato dalla concorrenza sleale generata dall’importazione di prodotti agroalimentari da Paesi extra europei, che non rispettano le norme comunitarie. “È il famoso tema sulle reciprocità. Ovviamente il settore agroalimentare non è contro gli accordi, anzi: noi dobbiamo vendere di più e aprire nuovi mercati. È però indispensabile che questi accordi non si trasformino in una occasione di concorrenza sleale, perché questo non solo danneggia i produttori agroalimentari ma, diciamolo con chiarezza, ricade anche sui consumatori, che si trovano ad acquistare prodotti che non rispettano gli standard europei. Il problema non è solo quello di far rispettare i nostri standard, ma anche come controlliamo questi prodotti, visto che la responsabilità alla dogana è dello stato membro. A questo riguardo bisogna considerare che alcuni porti europei gestiscono volumi di merci impressionanti, basti pensare al fatto che ¾ dei prodotti importati dal Sud America arriva a Rotterdam; come può fare l’Olanda da sola a controllare decine di migliaia di container che vengono sbarcati ogni giorno? Impossibile, per questo il problema della reciprocità è serio e attuale. Per altro, all’orizzonte si profila una crescita delle importazioni di carne, cereali, cotone, zucchero, riso, produzioni che nell’Unione Europea rispettano standard molto elevati dal punto di vista qualitativo, del benessere animale e di parametri in ambito sociale. Tutte normative comunitarie che in moltissimi altri Paesi non esistono” – sottolinea De Castro.
Verso una maggiore semplificazione
Un ulteriore aspetto molto sentito dagli agricoltori è quello della semplificazione. Negli ultimi anni, il settore è stato investito da una quantità impressionante di vincoli normativi che specialmente le piccole aziende faticano a gestire. “La volontà espressa dalla presidente Von der Leyen è quella di produrre in questa legislatura un grande omnibus di semplificazione, che coinvolgerà tutti i comparti, dal settore manifatturiero all’agroalimentare. Oggi soffriamo di una iper-regolamentazione che mette un freno alle aziende europee, anche quelle dell’agroalimentare. E qui si inserisce l’altra importante presa di posizione di Hansen, in cui assicura che entro aprile presenterà un progetto normativo sulla semplificazione e sulla sburocratizzazione della politica agricola comune, per ridurre e rivedere le norme comunitarie che oggi spesso imbrigliano il mercato. Pertanto, ci possiamo aspettare anche sotto questo punto di vista un importante intervento a sostegno delle nostre imprese” – ribadisce De Castro.
Gli altri dossier sul tavolo: contrastare le pratiche commerciali sleali e potenziare Consorzi e OCM
Fra gli altri dossier caldi in materia agroalimentare, si segnalano infine due importanti proposte di regolamento, già approdate sul tavolo della Commissione. “La prima sul rafforzamento della normativa contro le pratiche commerciali sleali, approvata la scorsa legislatura, soprattutto per la parte transnazionale, quindi agevolando la collaborazione fra le agenzie che regolano l’applicazione della direttiva in ogni stato membro e introducendo una sorta di coordinamento paneuropeo. La seconda, invece, riguarda il potenziamento di alcuni strumenti organizzativi e allarga i compiti dei consorzi e degli OCM vino, OCM ortofrutta e così via”.
Senza dimenticare che il documento Hansen cita due nuove proposte di regolamento: quella calendarizzata in aprile sulla semplificazione della burocrazia e una seconda, in marzo, sul settore vinicolo. “C’è grande attesa su quest’ultima viste le incertezze sorte, ad esempio, in materia di etichettatura, a causa di alcune radicali prese di posizione nazionali, come quella dell’Irlanda, che vorrebbe inserire sui vini la dicitura ‘nuoce gravemente alla salute’” – conclude De Castro.