Vino italiano tra export, dazi e orientamenti delle nuove generazioni

7 aprile 2025 – Il vino italiano si trova oggi a un bivio cruciale. In occasione dell’evento organizzato da Federvini nel corso della 57esima edizione di Vinitaly, Denis Pantini – Responsabile Agrifood & Wine Monitor di Nomisma – ha presentato i risultati di uno studio Nomisma Wine Monitor sugli impatti dei dazi di Trump sull’export di vino italiano verso gli Stati Uniti, il cui valore sfiora i 2 miliardi di euro l’anno (pari al 24% dell’export mondiale del vino italiano), con una netta prevalenza di vini DOP.

L’introduzione di dazi fino al 20%, minacciata una settimana fa dall’Amministrazione Trump e attualmente sospesa per 90 giorni (per quanto applicata ad oggi al 10%) metterebbe a rischio l’equilibrio competitivo del Made in Italy, in particolare per il 60% delle bottiglie italiane esportate negli Stati Uniti che finisce sugli scaffali del canale off-premise, con un aumento dei prezzi medi all’importazione dei vini DOP che potrebbe andare da +0,90 euro/litro per il Prosecco a +2,40 euro/litro per i rossi toscani, fino a +2,60 euro/litro per i vini rossi piemontesi. Tenendo conto che dalla dogana allo scaffale il prezzo del vino aumenta mediamente di 4 volte (alla luce del sistema distributivo statunitense che per legge stabilisce tre passaggi intermedi – importatore, distributore, dettagliante – prima di arrivare al consumatore) e di un contesto di mercato dove paesi come Cile, Australia e Argentina oltre ai produttori californiani offrono vini a prezzi più bassi, il rischio di disintermediazione del vino italiano dai canali distributivi statunitensi sarebbe concreto.

Nuovi trend di consumo e l’approccio al vino da parte dei giovani

Lo studio Nomisma Wine Monitor per Federvini ha inoltre approfondito altri due temi di rilevante attualità, vale a dire i nuovi trend di consumo e l’approccio al vino da parte dei giovani. In merito al primo tema, si evince come la crescente preferenza per i vini dealcolati e low alcol stiaa modificando in modo significativo i trend di consumo. In particolare, in Germania e negli Stati Uniti le vendite dei dealcolati sono aumentate significativamente, con un incremento in valore nell’ultimo triennio rispettivamente del 23% e del 54%. Un’evidenza che va letta nel quadro di una generale riduzione di chi ha consumato vino in casa e fuori casa nella fascia d’età tra i 23 e i 35 anni negli ultimi 12 mesi rispetto a tre anni fa (-32% negli USA, -37% nel Regno Unito, -39% in Germania e -24% in Francia).

A questo riguardo, le dichiarazioni di consumo raccolte da Nomisma per i prossimi 12 mesi mettono in luce un numero crescente di consumatori giovani (23-35 anni) che preferirà vini low/no alcol rispetto a quelli tradizionali: il 34% negli Stati Uniti, il 25% nel Regno Unito, il 26% in Germania e il 20% in Francia.

Quanto ai fattori decisivi per l’acquisto di vino, nell’ultimo anno emerge come il driver legato alle caratteristiche green sia stato importante per il 41% dei consumatori tra i 23 e 35 anni britannici, il 35% degli statunitensi, il 32% dei tedeschi, il 38% dei francesi e il 34% degli spagnoli.

In Spagna, invece, il prezzo (per il 50% degli intervistati) diventa più rilevante nella scelta di acquisto di un vino, così come in Francia (40%), mentre negli USA e in Germania il brand figura in testa ai criteri di scelta, rispettivamente per il 37% e il 35% dei consumatori.

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