Istituto Grandi Marchi–Nomisma Wine Monitor: cresce la preferenza per i Fine Wines italiani

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  • Raddoppio del fatturato in 20 anni per Istituto Grandi Marchi con il 55% dall’export: USA primo mercato per i vini italiani
  • I Millennials americani scelgono i vini italiani: il 16% considera il family business un valore distintivo 

Milano, 5 febbraio 2025 – Raddoppio del fatturato in vent’anni e una crescita straordinaria sui mercati internazionali: le 18 aziende associate all’Istituto Grandi Marchi (IGM) hanno raggiunto un valore aggregato di 660 milioni di euro, di cui oltre il 55% proveniente dall’export. Questi dati emergono dalla ricerca commissionata dall’Istituto Grandi Marchi e realizzata da Nomisma Wine Monitor in occasione del ventesimo anniversario dell’Istituto che riunisce alcune delle famiglie più prestigiose del vino italiano, impegnate a promuovere la qualità e la tradizione enologica nel mondo. I risultati dello studio sono stati presentati oggi a Milano, nella suggestiva cornice di Terrazza Palestro, durante una conferenza stampa dedicata alle prospettive e ai successi del vino italiano di qualità sui mercati globali.

La ricerca esplora le evoluzioni e le prospettive del vino di qualità attraverso il punto di vista delle aziende associate, per poi approfondire i trend emergenti e i comportamenti di consumo dei fine wines negli Stati Uniti.

“Al di là dei dati specifici, di indubbio interesse per lintero movimento del vino, ciò che più conta e ci lusinga è registrare la crescita del peso dei fattori immateriali legati alla percezione del nostro mondo, nella considerazione dei consumatori di mercati importanti per valori e per volumi, come ad esempio gli Stati Uniti dAmerica. I vini di pregio forniscono un contributo chiave allimmagine che gli stili di vita tipici della cultura italiana occupano nella mente del pubblico. Tale immagine si lega intimamente con i valori positivi trasmessi dalla storicità, continuità, coerenza qualitativa delle imprese familiari multigenerazionali che si ergono a custodi delle radici dei propri territori” ha dichiarato Piero Mastroberardino, Presidente IGM.

Secondo la ricerca, il 70% del fatturato estero delle aziende associate è proveniente da mercati al di fuori dell’Unione Europea, con una crescita straordinaria nei mercati asiatici che hanno visto aumentare gli acquisti di vini oltre il 130% negli ultimi vent’anni. Gli USA si confermano il principale mercato di destinazione per i fine wines italiani, dove nonostante il contesto economico sfidante caratterizzato da inflazione e alti tassi di interesse, nel 2024 si è registrato – per il periodo gennaio-novembre e a livello complessivo di vini – un aumento delle importazioni dall’Italia del 5% in valore per i vini fermi imbottigliati e del 10% per gli spumanti, in controtendenza alla media del mercato che vede in leggera diminuzione gli acquisti dall’estero.

Lo studio ha anche analizzato i comportamenti di consumo di 2.400 consumatori statunitensi di vino (distribuiti in California, New York, New Jersey e Florida), rivelando che oggi il 30% di loro si definisce “real user” di fine wines, con una predominanza di consumatori millennials, uomini, appartenenti alla upper class e con una spiccata curiosità verso vini stranieri. Dopo quelli locali, sono i fine wines italiani i più consumati dagli americani nell’ultimo anno, grazie alla loro crescente reputazione. È cresciuta infatti la percezione dei fine wines italiani in termini di classe ed eleganza, attributi storicamente riservati ai vini francesi: nel 2024, il 27% dei consumatori americani associa questi valori ai vini italiani, in crescita rispetto al 20% emerso dalla ricerca analoga elaborata nel 2017 da Nomisma Wine Monitor per IGM. Ulteriore dato particolarmente promettente riguarda i non consumatori di fine wines italiani: il 76% di loro si dichiara interessato a provarli, sottolineando le opportunità per ulteriori espansioni di mercato.

“Le potenzialità di crescita sul mercato americano per i fine wines italiani sono concrete. Non solo perché si assiste da tempo ad una premiumization dei consumi di vino, ma anche perché il 44% dei consumatori statunitensi intervistati prevede di aumentarne l’acquisto nei prossimi tre anni, contro un 50% che ritiene di mantenerli invariati e solo un 6% che invece pensa di diminuirli”, ha evidenziato Denis Pantini, Responsabile Nomisma Wine Monitor.

Il consumatore di fine wines italiani si distingue per un forte legame con l’Italia, che si esprime attraverso origini italiane o esperienze dirette nel paese, come visite recenti. Questo elemento gioca un ruolo fondamentale nella valorizzazione dei fine wines italiani sul mercato statunitense, dove la scelta di questi vini è influenzata principalmente da tre fattori: notorietà del brand, riconoscimenti ottenuti nelle guide di settore e l’unicità delle aziende a gestione familiare. Quest’ultimo elemento risulta particolarmente rilevante per i millennials, con il 16% che lo considera un aspetto determinante, rispetto all’11% della media generale.

L’importanza del family business e dell’eredità culturale, dunque, non solo rafforza la reputazione dei fine wines italiani, ma risulta anche un fattore cruciale per attrarre i consumatori più giovani, in particolare quelli sotto i 35 anni, che apprezzano la qualità e l’autenticità dei prodotti.

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