Lo scorso 10 settembre 2024 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Legislativo 6 settembre 2024, n.125 che recepisce la Direttiva 2022/2464/UE, altrimenti conosciuta come Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), con la quale le aziende italiane dovranno integrare la sostenibilità nella strategia aziendale e nei processi decisionali.
L’obiettivo della CSRD
La CSRD, entrata in vigore il 5 gennaio 2023, introduce nuove regole per quanto riguarda la rendicontazione di sostenibilità, ampliando in modo significativo, rispetto alla precedente NFRD (Non Financial Reporting Directive), sia il numero di imprese coinvolte, che il set di informazioni quali-quantitative che le aziende obbligate dovranno pubblicare.
In particolare, la CSRD impone la redazione di una Informativa di Sostenibilità, integrata all’interno della Relazione di gestione, per descrivere gli impatti dell’impresa su ambiente e società (approccio “inside-out”) e i rischi/opportunità ESG che possono influire sulle performance, sui risultati e sulla condizione dell’impresa (approccio “outside-in”). Questa impostazione prende il nome di “doppia rilevanza” e mira a rafforzare la trasparenza, l’efficacia e la fruibilità delle informazioni sulla sostenibilità per gli stakeholder.
La CSRD si applica in modo graduale, in base alla tipologia e dimensione delle imprese, ed entrerà in vigore in modo progressivo:
- dal 1° gennaio 2025 (FY2024), obbligo per le grandi imprese e gli enti di interesse pubblico con oltre 500 dipendenti, già soggetti alla NFRD;
- dal 1° gennaio 2026 (FY2025), estensione a tutte le altre grandi imprese e società madri non incluse inizialmente;
- dal 1° gennaio 2027 (FY2026), copertura delle PMI quotate (escluse le microimprese), istituti di credito di piccole dimensioni e non complessi, e imprese di assicurazione e riassicurazione captive;
- dal 1° gennaio 2029 (FY2028), applicazione alle imprese extra UE che generano ricavi superiori a 150 milioni di euro nel territorio dell’Unione Europea.
Decreto di recepimento della CSRD: i principali punti di interesse
La CSRD, come tutte le Direttive europee, si applica obbligatoriamente a tutti gli Stati membri, che sono tenuti a recepirla all’interno dei propri ordinamenti entro un tempo stabilito (normalmente 18 mesi). Il Governo italiano ha recepito la Direttiva nella riunione del Consiglio dei Ministri del 30 agosto. Il Decreto legislativo 125 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 10 settembre ed è entrato in vigore il 25 settembre.
Evidenziamo di seguito i principali elementi introdotti dal decreto di recepimento in relazione agli aspetti disciplinabili dal nostro Stato (l’impianto generale della CSRD non poteva esser oggetto di intervento da parte degli Stati membri).
Il Decreto stabilisce che rientrano nell’obbligo:
- le società per azioni,
- le società in accomandita per azioni,
- le società a responsabilità limitata,
- le società in nome collettivo,
- le società in accomandita semplice,
- gli enti creditizi e assicurativi
Sono incluse anche:
- le cooperative e le società consortili,
- la Cassa Depositi e Prestiti limitatamente alle società sotto la sua direzione e coordinamento
Sono invece esclusi dal perimetro applicativo soggetti quali:
- Banca d’Italia,
- FIA (Fondi di Investimento Alternativi),
- OICVM (Organismi di Investimento Collettivo in Valori Mobiliari),
- le microimprese
Le PMI quotate e il criterio dimensionale
Un altro aspetto cruciale riguarda le PMI quotate, per le quali viene ridefinito il criterio dimensionale. Il parametro del numero di dipendenti, precedentemente fissato tra 50 e 250, è stato abbassato all’intervallo compreso tra 11 e 250, estendendo quindi l’obbligo di conformità a una fascia più ampia di aziende.
I rappresentanti dei lavoratori
La volontà di ampliare la platea dei destinatari e, dunque, la portata del cambiamento, si manifesta anche con la specifica richiesta di coinvolgere i rappresentati dei lavoratori nei processi di rendicontazione: le aziende dovranno informare i rappresentanti sui processi di raccolta e verifica dei dati ESG e garantire loro la possibilità di esprimere un parere che sarà comunicato agli organi amministrativi e di controllo, rafforzando e incoraggiando la partecipazione attiva degli stakeholder rilevanti nei processi decisionali legati alla sostenibilità.
Il dirigente responsabile per la rendicontazione di sostenibilità
Un altro elemento di interesse è legato alla possibilità di nominare un dirigente responsabile per la rendicontazione di sostenibilità. Questa figura, designabile con delibera dell’organo amministrativo anche in assenza di esplicita previsione statutaria, si occuperà di garantire un monitoraggio continuo e accurato dei dati ESG, previo parere obbligatorio dell’organo di controllo. Il Decreto mira così a creare una struttura organizzativa più solida, in grado di rispondere alle crescenti esigenze normative e di mercato, supportando la credibilità delle aziende di fronte agli stakeholder.
Il processo di Assurance
Al fine di assicurare l’integrità delle informazioni ESG, il Decreto stabilisce, inoltre, che l’Informativa di sostenibilità sia soggetta a un’attestazione di conformità agli standard europei ESRS definiti dall’EFRAG, con un livello iniziale di sicurezza limitato (Limited Assurance), che è possibile in futuro evolva verso una sicurezza ragionevole (Reasonable Assurance).
La vigilanza e il controllo
La CONSOB è stata designata come ente di vigilanza, incaricata di garantire il rispetto delle normative e di monitorare la qualità delle revisioni ESG; il Ministero dell’Economia e delle Finanze collabora nella gestione delle sanzioni in caso di irregolarità.
Nomisma a supporto delle imprese italiane per la rendicontazione di sostenibilità
Il Decreto di attuazione della CSRD definisce una metodologia chiara per la rendicontazione di sostenibilità che, certamente, comporta sforzi e investimenti, ma che rappresenta anche una opportunità e un driver di cambiamento verso l’affermazione di strategie di business che guardino al futuro e siano in grado di rispondere alle sfide e alle trasformazioni globali.
Il nuovo quadro regolatorio, sebbene complesso, offre alle imprese una preziosa opportunità di transizione verso modelli di business più sostenibili, rafforzando competitività e resilienza nel lungo periodo.
In questo contesto, Nomisma si propone come partner strategico per guidare le imprese italiane nell’adeguamento ai requisiti della CSRD, accompagnandole nell’implementazione di un sistema di rendicontazione conforme agli standard ESRS e alle specifiche del Decreto, con un approccio che non si limita alla conformità normativa ma che promuove e valorizza l’impegno delle imprese in materia di sostenibilità e l’integrazione trasparente e strutturata dei principi ESG nei processi aziendali.
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