Da una fotografia prodotta da Nomisma emerge come nei primi quattro mesi del 2024 l’export di pasta italiana abbia superato i 1,4 miliardi di euro, con un incremento del giro d’affari del +6,6%, un valore che però è ancora parzialmente condizionato al rialzo dalle fluttuazioni dei prezzi di energia, materie prime e servizi di trasporto. Seppur positiva, questa performance può essere considerata soltanto parzialmente indicativa della capacità del settore di competere con successo nei mercati internazionali.
La natura delle singole categorie di cui si compone il variegato aggregato dei prodotti pastari è però eterogenea e l’andamento di ciascuna di esse, per potere essere analizzato con cognizione di causa, va quindi estrapolato dall’andamento del periodo.
In questo primo scorcio di anno, per dinamismo, si è messa in luce la categoria delle paste ripiene (farcite) che, partendo da una gamma di prodotti che affonda le sue radici nella tradizione gastronomica nazionale, via via si è evoluta, puntando anche sulla rivisitazione di ricette tradizionali in chiave innovativa o salutistica, fino ad arrivare ad utilizzare alimenti sostitutivi (plant based).
Nel corso del tempo, ai ripieni classici che riflettono le preparazioni più tipiche delle varie regioni del Paese, se ne sono affiancati sempre di nuovi e il consumatore ha così avuto la possibilità di provare accanto a farciture di carne e formaggi anche composizioni a base vegetale (spinaci, asparagi, carciofi,…) o di pesce (salmone, molluschi), che la consuetudine locale destinava a festività od occasioni particolari.
Varietà e fantasia dell’offerta, dunque, sembrano rappresentare un elemento di successo sui mercati esteri visto che la crescita del giro d’affari delle paste ripiene è stata del +13,4%, percentuale doppia rispetto a quella complessiva di categoria.
I principali mercati di destinazione della pasta italiana
Dalla ricerca di Nomisma emerge che i principali mercati di destinazione dei prodotti pastari italiani sono solo in parte quelli comunitari, dal momento che alle spalle della Francia, dove è stato realizzato il 21,9% del giro d’affari complessivo, si collocano il Regno Unito (15,5%) e gli Stati Uniti (10,8%).
Nel primo quadrimestre 2024 le paste farcite si propongono, quindi, come il driver delle vendite oltre confine dell’intera categoria, a dimostrazione della capacità dell’offerta pastaria italiana di saper innovare e sapersi rinnovare, pur mantenendosi nel solco della tradizione in termini di metodo di produzione e materia prima utilizzata.
Nomisma Agroalimentare
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