Osservatorio Nazionale Donazione Sangue e Plasma

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  • 1,7 milioni di donatori sul territorio e alto indice di produzione della raccolta globuli rossi (42,8%)
  • Dati del primo trimestre 2024 positivi (+ 2,5%) ma cala il numero di potenziali donatori (-4,1% negli ultimi 10 anni)

Bologna, 16 maggio 2024 – Giovedì 16 maggio 2024 alle ore 13:00 presso la Sala Cristallo dell’Hotel Nazionale di Roma, si è tenuto l’evento di presentazione dell’Osservatorio Nazionale Donazione Sangue e Plasma.

L’Osservatorio, voluto dall’Associazione Donatori e Volontari Personale Polizia di Stato DonatoriNati e realizzato in collaborazione con Nomisma e FB & Associati nasce con lo scopo di sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica sul tema della carenza di sangue.

Per Nomisma ha partecipato Emanuele di Faustino, Responsabile Industria, Retail e Servizi, che ha offerto una panoramica sullo stato dell’arte della donazione di sangue e plasma in Italia, illustrando i risultati di un’originale survey condotta sulla popolazione italiana con l’obiettivo di indagare conoscenza, percezione, canali di comunicazione e consapevolezza su questo importante tema.

I numeri chiave della donazione di sangue e plasma in Italia

In Italia vi sono 1,7 milioni di donatori di sangue, di cui 1,4 milioni periodici e circa 284 mila donatori alla prima donazione (2022, fonte: Centro Nazionale Sangue). Nello stesso anno le donazioni realizzate sono state 3 milioni per un numero di pazienti trasfusi pari a 639 mila e circa 2,8 milioni trasfusioni effettuate.

Le associazioni di donatori giocano un ruolo di primissimo piano per la raccolta di sangue e plasma, confermato dal fatto che in Italia ben 9 donatori su 10 sono difatti iscritti alle associazioni di volontari.

Aspetto rilevante che emerge dalla ricerca Nomisma è il fatto che l’Italia sia autosufficiente con riferimento alla produzione di sangue. Secondo i dati del Centro Nazionale Sangue, grazie a 2,5 milioni di unità raccolte, nel 2023 l’indice di produzione relativo alla raccolta di globuli rossi è stato di 42,8 unità per 1.000 abitanti, un valore superiore alle 40 unità per 1.000 abitanti indicate come soglia per l’autosufficienza dal Programma di Autosufficienza Nazionale del sangue e dei suoi prodotti. Seppur a livello regionale lo stato dell’arte appare alquanto diversificato e sono solo tre le regioni al di sotto dell’obiettivo nazionale, ossia Campania, Lazio e Calabria, nelle quali si registrano però carenze consolidate.

Sul fronte della raccolta di plasma, fondamentale per la produzione di medicinali plasmaderivati, l’Italia invece dipende dall’estero: nel 2023 sono stati difatti raccolti 15,3 kg di plasma per ogni 1.000 abitanti, un valore inferiore ai 18 kg che garantirebbero l’autosufficienza del nostro Paese. Anche in tal caso si evidenziano differenze sostanziali nella raccolta tra una regione e l’altra, con sole 7 regioni con valori di conferimento superiori ai 18 kg per 1.000 abitanti.

I dati di raccolta nel I° trimestre 2024 sono comunque positivi: relativamente alla raccolta di globuli rossi l’Italia ha raggiunto le 658 mila unità, +2,5% rispetto al medesimo periodo del 2023, mentre la raccolta di plasma è stata di 231 mila kg, in aumento del +4% rispetto al corrispondente trimestre 2023.

Lo scenario demografico di riferimento

In tale scenario, in Italia però continua (e continuerà) a calare il numero di potenziali donatori: dal 2015 al 2024 la popolazione residente con età compresa tra i 18 e i 65 anni – ossia coloro ai quali è permessa la donazione di sangue – si è difatti ridotta del 4,1%. In parallelo, la popolazione over 65 è cresciuta del +11,3%, arrivando a rappresentare il 23% del totale. Si tratta di un trend destinato ad accentuarsi ulteriormente nel prossimo futuro, al punto che nel 2050 ben il 35% della popolazione residente nel nostro Paese avrà un’età di 65 anni o superiore.

Osservatorio nazionale donazione sangue e plasma

Gli italiani e la donazione di sangue

La survey condotta da Nomisma su un campione rappresentativo della popolazione italiana ha voluto innanzitutto indagare quali siano i motivi che spingono o spingerebbero gli italiani a donare il sangue.

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Il dovere morale nei confronti della comunità è il primo motivo che spinge o spingerebbe gli italiani a donare il sangue, indicato rispettivamente da 2 donatori su 3 e dalla metà dei non donatori. Importanti anche la partecipazione a campagne di sensibilizzazione oppure l’avere esperienze dirette (personali/di familiari/di conoscenti) con patologie o incidenti che hanno evidenziato/evidenzierebbero l’importanza della disponibilità di scorte di sangue.

Problemi di salute che impediscono di donare (per il 36% degli intervistati), mancanza di motivazione (28%) e paura dell’ago (20%) – queste ultime con quote crescenti tra gli under 30 – sono invece le principali motivazioni per i quali non si è mai donato sangue.

Al contrario, tra gli ex donatori, i motivi che li hanno condotti a smettere di donare sono l’insorgere di problemi di salute (indicato dal 44% dei rispondenti) e il superamento dei 65 anni (35%), ossia il venire meno del requisito di età che consente di avere l’idoneità. A tal riguardo da sottolineare come proprio il 28% degli italiani non trovi giusto che per donare si debba avere un’età compresa tra 18 e 65 anni.

Per mettere in luce l’importanza del donare e aumentare il numero di donatori, soprattutto fra le fasce più giovani, è fondamentale l’implementazione di efficaci azioni di comunicazione.

“Dalla ricerca di Nomisma emerge come la comunicazione sia fondamentale per aumentare conoscenza e consapevolezza sulla donazione di sangue nel nostro Paese: solo 1 italiano su 2 afferma difatti di conoscere i criteri di idoneità per la donazione di sangue e il 29% ritiene di non avere abbastanza informazioni su pratiche, sicurezza e benefici della donazione, incidenza che sale al 38% tra gli under 30 – commenta Emanuele Di Faustino, Responsabile Industria, Retail e Servizi -. In tale quadro i canali preferiti dagli italiani per essere informati su questo importante tema sono la lettera a casa da parte del Servizio Sanitario Pubblico o di associazioni di volontariato, le campagne di sensibilizzazione sui media tradizionali e il consiglio del medico di famiglia, seppur con differenze tra le generazioni. Tra la gen Z il primo canale di informazione diventano infatti i social network, apprezzati da 1 giovane su 3”.

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