I dati dell’export biologico presentati al SANA, in occasione di Rivoluzione Bio

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La seconda sessione di lavori a Rivoluzione Bio – gli stati generali del biologico, promossi all’interno di SANA, il Salone internazionale del Biologico e del Naturale – si è concentrata sull’export, con l’intervento di Emanuele Di Faustino, Senior Project Manager Nomisma, che ha approfondito il tema attraverso i dati dell’ultima analisi condotta nell’ambito di ITA.BIO, la piattaforma nata per supportare l’internalizzazione del biologico Made in Italy, curata da Nomisma e promossa da ICE Agenzia e FederBio. 

L’approfondimento ha seguito la presentazione dell’Osservatorio SANA 2022 di Nomisma, curata da Silvia Zucconi, Responsabile Market Intelligence.

In questo articolo entreremo nel dettaglio dei dati emersi durante le sessioni dedicate all’“Osservatorio SANA. Filiera, mercato, export e consumatore”, iniziativa promossa nell’ambito del programma Being Organic in EU, realizzata da FederBio e Naturland e cofinanziata dall’UE, organizzata da BolognaFiere e SANA, in collaborazione con ICE Agenzia, AssoBio, FederBio, ISMEA e la segreteria tecnico-scientifica di Nomisma.

In particolare, ci concentreremo sui numeri della ricerca sul bio Made in Italy per quanto concerne l’export nei mercati internazionali, e daremo spazio alle riflessioni dei Presidenti Carlo Ferro (ICE Agenzia) e Maria Grazia Mammuccini (FederBio) sul ruolo delle esportazioni.

Export bio Made in Italy: dimensioni, trend e prodotti – Emanuele Di Faustino

I risultati dell’analisi – che ha visto la realizzazione di un’indagine su 290 imprese alimentari e vitivinicole italiane – hanno certificato le ottime performance dell’export bio. Nel 2022, infatti, le vendite di prodotti agroalimentari italiani bio sui mercati internazionali hanno raggiunto i 3,4 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita del +16% (anno terminante giugno) rispetto all’anno precedente. 

Il riconoscimento del bio Made in Italy sui mercati internazionali è testimoniato anche dalla crescita di lungo periodo (+181% rispetto al 2012, un valore quasi triplicato) e dalla quota di export sul paniere Made in Italy (peso del 6% sull’export agroalimentare italiano totale nel 2022, a fronte di un 4% di dieci anni fa).

Ma qual è il ruolo delle diverse categorie merceologiche all’interno dell’export agroalimentare bio Made in Italy? “La gran parte delle esportazioni (81% del totale) riguarda il food per un valore di 2,7 miliardi di euro nel 2022 (anno terminante giugno), +16% rispetto al 2021” – spiega Emanuele Di Faustino, Senior Project Manager Nomisma S.p.A.
“Rilevante anche il ruolo del vino che pesa per il restante 19% dell’export bio, ossia una quota ben maggiore di quanto avviene con l’export agroalimentare in generale (in questo caso l’incidenza del wine è del 13%). In termini assoluti parliamo di 626 milioni di euro di vino bio Made in Italy venduto sui mercati internazionali, +18% rispetto al 2021 ed una quota sul totale dell’export vitivinicolo italiano dell’8% (il food “si ferma” al 6%)” – conclude Di Faustino.

I mercati di destinazione del bio italiano

Per quanto riguarda i mercati presidiati, dall’indagine condotta tra luglio e agosto 2022 da Nomisma per ICE Agenzia e FederBio, è emerso come le principali destinazioni in Europa per il food italiano BIO siano la Germania (indicata dal 63% delle aziende) e a seguire Francia (46%) e Benelux (34%). 

Il mercato tedesco guida anche il segmento del vino (67%), seguito dai Paesi Scandinavi (61%) – dove, da sempre, l’apprezzamento del vino bio è molto alto – e dal Benelux (59%). Al di fuori dei confini comunitari la fanno da padrone Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito sia per il food che per il wine. In quest’ultimo caso risultano strategici anche Canada e Giappone.  

E in futuro? Secondo le imprese intervistate, i mercati più promettenti per l’export bio made in Italy saranno Germania, Nordics e Stati Uniti per il food, a cui si aggiungono Canada e UK per il vino. Si noti come tra i Paesi a maggior potenziale figurino anche gli asiatici Giappone, Cina e Corea del Sud, mercati che – seppur in alcuni casi di nicchia – negli ultimi anni stanno sperimentando una forte crescita della domanda di prodotti bio Made in Italy.

I punti di forza e gli ostacoli del bio italiano sui mercati esteri

La ricerca ha evidenziato inoltre le caratteristiche che decretano il successo del bio italiano oltre confine. La qualità dei prodotti e il generale interesse del consumatore straniero per il Made in Italy (indicati rispettivamente dal 66% e dal 60% delle imprese) sono il biglietto da visita del nostro bio sui mercati internazionali. Sono considerati elementi di successo anche l’equivalenza del marchio bio europeo (34%), l’elevata spesa media pro-capite per i prodotti bio (33%) e le garanzie associate ai prodotti agroalimentari bio (24%).

Secondo le aziende italiane, gli aspetti che rappresentano i maggiori ostacoli alla vendita dei propri prodotti bio all’estero sono invece i costi legati alle attività di promozione sui mercati internazionali (percepiti come ostacolo dal 42% delle imprese esportatrici bio), le normative/burocrazie locali e la concorrenza di prezzo da parte delle imprese locali (fattori indicati entrambi dal 37%).

Scenario attuale: criticità e strategie future

Le tensioni e le incertezze che caratterizzano lo scenario globale e che si sono inasprite con il conflitto in Ucraina – come, ad esempio, i crescenti prezzi delle materie prime – stanno impattando anche sulle imprese italiane bio del food&wine. Dall’indagine di Nomisma emerge come la gran parte delle aziende (8 su 10) stiano affrontando l’aumento del costo delle materie prime e dell’energia. Inoltre, 4 su 10 hanno difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, mentre 1 impresa su 3 dichiara di avere problemi dal lato della logistica.

In questo nuovo e mutato contesto di mercato, quali saranno le strategie che adotteranno le imprese nei prossimi 6/12 mesi? Tre sono le parole chiave delle strategie future: internazionalizzazione, sostenibilità e diversificazione dei canali. Innanzitutto, a conferma della centralità ricoperta dall’export, le aziende intendono aumentare la loro esposizione sui mercati esteri, sia individuando nuovi mercati di destinazione (strategia indicata come “molto importante/importante” dall’80% delle aziende) sia aumentando la quota di fatturato da realizzare all’estero (76%). 

Fondamentale sarà anche investire sulla sostenibilità dell’azienda (segnalata dal 76%) ma anche diversificare i canali di vendita dei propri prodotti in modo da intercettare una più ampia e diversificata platea di consumatori (75%) e investire nel canale e-commerce (51%).

Previsioni future delle vendite per le aziende bio italiane

Le previsioni di fatturato delle aziende biologiche italiane per il prossimo anno riflettono una duplice visione, che distingue l’export dal mercato nazionale, dove prevale una certa prudenza. A trainare le vendite del prossimo anno saranno infatti ancora una volta i mercati esteri, un’ulteriore conferma sulla strategicità rivestita dalle esportazioni per il bio Made in Italy. 

Nello specifico, il 50% delle aziende food bio intervistate prevede di aumentare nei prossimi 12 mesi il fatturato legato all’export, quota che sale al 75% con riferimento al vino. Più “contenute” le previsioni di crescita sul mercato interno (almeno per il food): nel caso delle aziende alimentari il 23% si aspetta un aumento delle vendite di prodotti alimentari bio nel canale della ristorazione (il 26% nel caso della GDO). Di contro ben 4 aziende vitivinicole su 10 prevedono una crescita del fatturato in Horeca – canale fondamentale per questo prodotto – mentre si attendono 3 su 10 un incremento delle vendite in GDO.

Il segmento bio ha contribuito alla crescita dell’export agroalimentare – Carlo Ferro, Presidente di ICE Agenzia

“L’agroalimentare va sul podio fra i tre settori il cui export è cresciuto maggiormente dal 2019 al 2021, ossia un più 13.8% rispetto al pre-pandemia” – afferma Carlo Ferro, Presidente di ICE Agenzia. “Il segmento bio, area di specializzazione del Made in Italy, ha significativamente contribuito con una crescita dell’11% nel 2021 e un’ulteriore accelerazione tendenziale del 16% nei primi sei mesi di quest’anno. Qualità dei prodotti, interesse dei consumatori, marchio, accoppiati al gusto e alla salubrità della dieta mediterranea sono sicuramente i fattori di successo. Sono lieto della collaborazione crescente di ICE Agenzia con SANA a supporto dell’intero settore”.

“La qualità del cibo italiano si sposa perfettamente con il biologico” – Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio

“La decisa crescita delle esportazioni conferma la scelta fondamentale di inserire il marchio Made in Italy bio nella legge recentemente approvata dal Parlamento. La qualità del cibo italiano, intesa anche come identità e legame con i territori attestata dalle denominazioni di origine, si sposa perfettamente con il biologico. Un prodotto che valorizza un territorio deve infatti partire da un metodo di produzione sostenibile che rispetta l’ambiente e la biodiversità. A ulteriore conferma il significativo incremento delle vendite all’estero di vino bio italiano che, con un balzo del 18%, fa registrare un tasso di crescita superiore rispetto alla media di tutti gli altri prodotti bio esportati e non a caso la collaborazione tra ICE e FederBio attraverso la piattaforma ITA.Bio a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese bio italiane si sta intensificando proprio in questo comparto. Il vino rappresenta un esempio eccellente di come si crei valore abbinando la denominazione di origine con il marchio biologico. Lo scenario presenta tuttavia anche delle criticità. Non possiamo puntare tutto il nostro impegno sull’export, dobbiamo stimolare un investimento strategico per rilanciare anche il mercato interno affinché le nostre produzioni buone e sane non vengano consumate solo all’estero. Inoltre, vanno sostenute le imprese biologiche, in particolare in questo momento di grande criticità che vede, oltre ad un aumento vertiginoso dei costi dell’energia e delle materie prime, anche una difficoltà nelle fasi di approvvigionamento e logistica”, commenta Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio.

Ita.Bio, la piattaforma a supporto del biologico italiano sui mercati internazionali  

Ita.Bio è la prima piattaforma a supporto dello sviluppo strategico del biologico italiano sui mercati internazionali, attraverso il monitoraggio e il rilevamento dei numeri chiave del bio degli altri Paesi e l’individuazione delle migliori strategie e delle opportunità di business per le imprese del settore. 

Al suo interno, Ita.Bio offre servizi di:

  • tracking & market measurement, per valutare le potenzialità dei mercati target e dimensionare l’export bio italiano;
  • desk ice FederBio, per definire le strategie sui mercati internazionali e varare un programma congiunto di azioni promozionali all’estero;
  • news & networking, per fornire notizie aggiornate sul Bio Made in Italy e sui mercati internazionali.   

Per avere maggiori informazioni sulla piattaforma: info@ita.bio

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